LETTERATURA: STORIA: Libanio. Orazione n.30 pro templis
25 Luglio 2012
di Costanza Caredio
“Corrono contro i Templi e portano legna per arderli, pietre e ferro per devastarli e quelli che non ne hanno, si servono delle loro braccia e dei loro piedi. Buttati giù i tetti, demoliscono i muri, abbattono le statue, divelgono gli altari. I sacerdoti debbono tacere o perire. Dopo la distruzione di un tempio, si corre verso un secondo, poi verso un terzo e così via”. Non è la descrizione dei Giacobini in Vandea, o dei Bolscevici in Russia, ma dei monaci cristiani all’assalto dei templi sotto l’imperatore Teodosio ( 379-395).
Di essi Libanio dà una descrizione fulminante e impietosa: “quegli uomini vestiti di nero, che mangiano più degli elefanti, che, bevendo, stancano il braccio degli schiavi, che lor versano il vino al suono dei loro inni , che nascondono la loro lussuria sotto un pallore artificiale”(trad.Impellizzeri). I templi erano ricchi, erano anche “l’anima delle campagne”, “ogni volta che essa non ha più i suoi templi, è perduta, non è più coltivata, non paga più i tributi”.
I templi conservavano il seme, agricolo, ma anche umano, guarivano, consigliavano, erano il rifugio dei supplici, come poi la Chiesa.
Racconta Erodoto che Periandro, tiranno di Corinto, doveva inviare a Sardi (Asia Minore) 300 figli dei principali cittadini di Corfù, per farne degli eunuchi. Ma quando i Corinzi approdarono all’isola di Samo, gli abitanti li nascosero nel tempio di Artemide e li nutrirono di nascosto, portando focacce di sesamo e di miele, che i ragazzi potevano rubare. Finì che i Corinzi se ne andarono e i Sami ricondussero i giovani a Corfù.
Ma la storia di Ino è meno edificante. Costei fece sì che le donne della Beozia lasciassero seccare i semi di grano per compromettere il raccolto; poi falsificò la risposta dell’oracolo: la colpa della carestia fu attribuita ad Atamante, re della Beozia e marito di Ino. Questi doveva sacrificare i figli della prima moglie: Frisso e Elle se si voleva che nel paese tornasse l’abbondanza. Atamante, come Abramo, piangendo, alzò il coltello sacrificale, ma Ermes inviò un capro “dal vello d’oro”. Frisso e Elle salirono in groppa e volarono in direzione del Mar Nero. Elle però cadde nel mare che porta il suo nome: Ellesponto.Il vello d’oro fu ricuperato dagli Argonauti.
Allora come ora non tutti i responsi erano autentici.
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