LETTERATURA: Vite sospese14 Novembre 2009 di Felice Muolo      Se la mattina restava a letto, telefonava alla discoteca e riferiva che andava nel pomeriggio ad aggiornare il registro della SIAE. Quando il compito lo svolgeva la mattina, a letto rimaneva il pomeriggio. Oltre domenica e lunedì, d’inverno in altri giorni non lavorava. Gran parte del suo tempo lo trascorreva a letto a leggere. Spesso si chiedeva cosa ci facesse al mondo.     Sua moglie sgobbava doppio: a scuola, dove insegnava, e in casa. Il loro menage filava, anche se, sposati ormai da cinque anni, non avevano figli. Speravano sempre di averne ma non arrivavano.     Era domenica mattina e si trovava sul posto di lavoro, nel suo ufficio. Effettuato il conteggio dei biglietti staccati il sabato sera, compilò la distinta d’incasso. Gli introiti erano in continuo aumento. I giovani hanno sempre la voglia di divertirsi, pensò. Anche lui l’aveva avuta, lentamente gli era passata.     La donna delle pulizie bussò alla porta dell’ufficio ed entrò, come al solito, prima di essere invitata. Depose un borsellino sulla sua scrivania ed uscì senza aggiungere una parola.     Gli consegnava ogni sorta di oggetti rinvenuti in discoteca, il giorno seguente la baldoria: portafogli, pullover, mazzi di chiavi, accendini ecc.. Lui li custodiva fino a quando i rispettivi proprietari non si presentavano a richiederli.     Il borsellino era nero, di finta pelle, vecchiotto, stragonfio. Ne aprì la lampo, rovesciò il contenuto sul piano della scrivania e prese ad esaminarlo. Molte fotografie, una tessera ferroviaria, una busta con una lettera, niente denaro.     La proprietaria si chiamava Ada, diciassette anni, sguardo ingenuo, capelli neri lunghi. Nelle foto era sola o con suoi coetanei. In una stava girata di spalle, a schiena nuda e jeans. Il mittente della lettera indirizzata a lei era un certo Faele. La lesse, anche se non doveva.     Faele si trovava in carcere. Da quando era dentro, Ada l’aveva lasciato. Chiedeva di rimettersi con lei, quando sarebbe uscito. Prometteva che avrebbe cambiato vita. Letto 1450 volte. | ![]() | ||||||||||
Commento by Gian Gabriele Benedetti — 14 Novembre 2009 @ 20:59
Frammenti di vita, che riproducono storie poggiate su un’anonima realtà esistenziale o su una certa precarietà . Ne nasce un mondo circoscritto, che, però, ben sottolinea certi aspetti profondi dell’essere.
Brevità , essenzialità e forza del linguaggio, pur in situazioni apparentemente pacate, ci proiettano oltre l’apparenza stessa, dando testimonianza di un mondo interiore insoddisfatto e di un’alchimia intima, che attraversa  l’illusione sopita di un presente progettuale o un’ipotesi di speranza. Non si ostenta lamento deciso, eclatante, ma sottese sono la teoria dei rimpianti sul sentiero del tempo e il tentativo di superamento di un appiattimento  condizionante o di una situazione pesantemente subita. Anche se compare, almeno in un personaggio, la tendenza propositiva di “evasione”, rimane evidente il segno di “vite sospese”, con voli rarefatti, quasi impossibili e non facilmente prevedibili
Gian Gabriele
Commento by Felice Muolo — 15 Novembre 2009 @ 19:42
Al solito, grazie per il cortese e mai superficiale intervento, G.G.