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LIBRI IN USCITA: Ippolito E.Ferrario: “Le notti gotiche di Triora” – Frilli, 2009

6 Marzo 2009

Le notti gotiche di Triora
di Ippolito E.Ferrario
293 pp, 12 euro
Fratelli Frilli Editori
Dal 10 marzo in libreria
http://www.frillieditori.com/  

La trama

Triora, borgo medioevale fortificato nell’entroterra di Sanremo, è conosciuto per il processo alle streghe avvenuto nel 1587. Sulla nomea di “paese delle streghe” Triora ha costruito la sua fama e la sua fortuna turistica.
Esiste però una Triora completamente sconosciuta, sotterranea, fatta di antiche cisterne, acquedotti,   passaggi sotterranei e antichi sepolcreti. Nessuno fino ad oggi aveva mai condotto uno studio su queste secolari cavità artificiali che nascondono segreti che tali sarebbero dovuti rimanere. Una forza oscura e terribile che affonda la propria origine nella storia del paese e nei suoi sotterranei sta per essere liberata.
Apparizioni di monaci francescani che s’aggirano la notte fra le mura di vecchi conventi e i lamenti dei bambini morti senza ricevere il battesimo scandiscono le lunghe notti del paese.
Spetterà a Leonardo Fiorentini rivestire, suo malgrado, i panni di sgangherato e approssimativo investigatore e speleologo per affrontare la più grande calamità che rischia di travolgere il borgo.
Insieme a lui numerosi personaggi si accalcheranno nelle quasi trecento pagine della storia che vedono alternarsi in ordine sparso speleologi, necromanti di provincia, albergatrici di montagna, santoni depravati, giornalisti, scrittori, parà della Folgore, esorcisti, qualche mignotta e Domenicani dalla pistola facile.


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5 Comments

  1. Commento by Carlo Capone — 6 Marzo 2009 @ 19:27

    Triora la raggiungi per una una strada contorta e scoscesa. Più su il panorama si apre, per offrire una sequenza di colli austeri e boscosi. A quel punto si è arrivati.
    Io ci andai un giorno di Luglio, appena uscii dall’auto prese a piovere, di un’acqua stizzosa e pungente. Eravamo in maglietta e data l’ora – avevamo vagato a lungo nell’entroterra ligure- ci riparammo in un baretto per mangiare panini. Ma niente, dopo un’ora la pioggia insisteva, adesso virando in acqua mista a vapori. Poichè dopo tanto leggere e sentire volevo conoscere Triora, entrai nell’emporio di fronte in cerca di ombrelli. Non ce n’erano, rimediai tre impermeabili sottili e trasparenti. Così incappucciati ci inoltrammo nella foschia lungo la strada principale del paese. In effetti più che di strada si tratta di un selciato di cocci che a volte sottopassa le case, brevi grotte nella roccia per dare contiguità all’abitato. All’entrata di una di esse accadde un fatto curioso, vidi altri turisti stagliarsi diafani sull’accesso opposto. Devo dire che il luogo è ben tenuto, a ogni angolo ci sono frecce turistiche tra le quali spiccano ‘Museo della tortura’ e ‘Casa delle streghe’. Quest’ultima fu un po’ una delusione. Il ritrovo in cui quelle povere donne si riunivano per intrecciare ceste, canti e ghirlande adesso è un perimetro diroccato, che quel giorno fumava nella bruma. Il museo è stravagante, si entra dal tetto, a livello della strada, e si esce al pianterreno. In più scricchiola da morire a causa delle strette scale di legno. Ci sono l’editto di condanna, stampe dell’epoca, gli strumenti usati per dilaniare e disegni a matita che illustrano come furono affumigate e poi bruciate. Accurate ricostruzioni dei fatti spiegano i motivi di questa caccia alle streghe in salsa italiana. C’era stata una carestia, complicata dall’assoluta impreveggenza delle autorità locali. Poiche la furia di popolo montava e la stessa Repubblica di Genova aveva inviato ispettori in quel prezioso avamposto sulla Francia, a qualcuno dei maggiorenti venne in mente di incolpare il gruppo di donne che si riuniva nella dimora fuori paese e che tanto faceva discutere. Era colpa di quelle streghe se non c’era da mangiare, delle sconce fatture e degli unguenti che tra urla sataniche si apprestavano: a questo pervennero quelli di Genova e quelli di Triora. Un orrendo miscuglio di ignoranza, opportunismo, fanatismo e misoginia.
    Al ritorno diluviava. Per i fianchi della strada colavano fiumi di acqua e terriccio. A una frazione di tre case volli fermarmi per bere un caffè, il locale era illuminato come a sera. Poi, appena intravedemmo il mare di Arma di Taggia, cessò tutto e la luce del sole mi abbagliò. Erano appena le quattro.

    Carlo Capone

  2. Commento by Bartolomeo Di Monaco — 6 Marzo 2009 @ 19:42

    Bel ricordo di una giornata da tregenda, Carlo.

  3. Commento by Gian Gabriele Benedetti — 6 Marzo 2009 @ 19:48

    Descrivi così bene, Carlo, i luoghi, i fatti, i vari momenti, la non facile situazione oggettiva, gli echi storici, che, a chi legge, pare di viverli in prima persona.
    Ottimo, Carlo. Un caro saluto
    Gian Gabriele

  4. Commento by Carlo Capone — 6 Marzo 2009 @ 23:19

    Un sentito grazie a Bart e Gian Gabriele.

    Carlo

  5. Commento by ippolito — 7 Marzo 2009 @ 16:15

    grazie per questa segnalazione, davvero gradita!
    un saluto a tutti
    ippolito
    http://www.triora.or

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