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Rivista d'arte Parliamone
La scampanata, il romanzo di Bartolomeo Di Monaco trasformato in testo teatrale, qui per chi volesse rappresentarlo.

LETTERATURA: Linea 23 Rosso

27 Settembre 2007

racconto di Stelvio Mestrovich

[Alcune pubblicazioni di Stelvio Mestrovich: “Appunti di archeologia musicale”, Pagnini, 2002, “Il caso Palinuro”, Pagnini, 2003, “Venezia rosso sangue”, Flaccovio, 2004, “Delitto in casa Goldoni”, Carabba, 2007]

partenza da Piazzale Verdi ore 8,02

(data di un giorno qualsiasi)

il signor Tobia Ruzzini  impeccabilmente vestito con tanto di mezza tuba nera   alzando il bastone da passeggio con lo stile che lo caratterizza sale sulla navetta delle ore otto con gli abituali due minuti  di anticipo che gli servono come accade da anni  per occupare  il posto che ormai  gli spetta di diritto il pulmino di un color arancione nella parte alta nero in quella inferiore col motore acceso si sente  un ninnolo importante  

Tobia intanto   si domanda stupito   come mai non c’è nessuno   sulla navetta     a un minuto esatto dalla partenza  a quell’ora  ci sarebbero dovuti essere  la signora Bernardini   che di nome fa Giacinta una nobildonna   con gli stucchi dell’età  sul viso decaduto come il suo titolo di baronessa  curva di schiena ma fiera e impettita di sé e del suo passato  l’impiegato alle Poste   il signor Antonelli     burocratico persino nel vestire   e non solo  quando parla   e lo fa spesso   la sua lingua   si muove con la sveltezza di un timbro impazzito  che annulla  maree di francobolli  fendendo l’aria  con i suoi colpi secchi  l’agente assicurativo Fanelli  così svogliato   che mai ha voluto riconoscere altro mezzo di trasporto   se non la navetta un tipo bonariamente infingardo da avere scelto  una fascia di clientela   che cura meticolosamente  da anni lungo un segmento  di Lucca  dai cui confini  ben si guarda   dall’uscire  l’antipaticissimo Cavalier Codoni  un bottegaio arricchito e spilorcio  sino alla follia  sempre con il sigaro spento in bocca denigratore e denigrato da tutti     tra le cui manìe ha quella di leggere e di commentare   il quotidiano a voce alta   senza ottenere   mai   una parola di benevola o malevola   solidarietà  l’autista è visto  da Tobia   entrare in cabina   con una insolita burbanza  bisbiglia  un buon giorno  si aggiusta il berretto    quindi fa partire il 23 rosso è proprio una   mattina strana  pensa il signor Ruzzini  che fine hanno fatto i miei abituali compagni   e perchè il conducente non ha oggi quell’accattivante sorriso che  di solito armonizza i tratti duri  del suo viso?    eppure è una bella giornata  dal clima mite è il mese delle rose e dei profumi  non ci sono scioperi  l’influenza è passata e le rondini     rallegrano il cielo azzurro che mistero intanto la navetta ha lasciato la Certosa di Farneta   il convento     dove nel Seicento e nel Settecento   larga era la libertà concessa ai monaci    si davano persino festini e mascherate     non mancavano neppure i   casotti dei burattini  tempi licenziosi  poi   la Manifattura Tabacchi  dove   Tobia   lavora  da oltre trent’anni come guardiano     ma c’è ancora tempo per scendere  guarda il conducente di lui vede solo le spalle e un pezzo di collo tutto oscilla un mezzobusto che manda avanti   un bruco sulla strada   disegnata a carboncino  forse oggi succederà qualcosa di nuovo lui non ha mai perso un giorno di lavoro  eppure eccola lì   la Porta San Pietro il palazzo Pfanner  le statue del suo giardino  i bellissimi fregi architettonici  le colonne i comignoli  no  il signor Ruzzini non si alza   né l’autista ferma la navetta   un duplice silenzioso assenso   com’è naturale   in questa mattina   dai mille profumi     l’aria è garbata   delicata  Tobia appoggia   il mento sul pomo d’argento del bastone da passeggio   è la prima volta in vita sua che si sente sollevato   felice  un velo biancastro gli scende sulle pupille azzurrognole la casta degli artigiani della seta   mestiere scomparso  qui c’era il più grande emporio della canapa di Lucca qui un medico per punire la figlia   che si mormorava avesse fatto affari illeciti con un nobile pisano l’aveva gettata per terra   scoperto le vesti     e battuta   a carni nude sul deretano per il divertimento  dei presenti  tempi licenziosi e strani quelli  nessuna fermata il 23 rosso prosegue   spedito Tobia sorride amaro i posti vuoti gli fanno impressione così insoliti così desolanti  nessuna persona che salga improvvisamente il timoniere chiama   l’unico passeggero a bordo e gli ordina di fare proseguire lui  la corsa   ormai alla fine     è un alto riconoscimento che le concede il C.L.A.P.     Tobia non batte ciglio     non ho mai avuto a che fare con le navette mormora     e l’altro:   è semplicissimo   lo saprebbe fare anche un bambino     poi le sto vicino io   non si preoccupi     il tono della voce è perentorio  di chi non lascia scelta  dal viso dell’autista  è scomparso del tutto  il sorriso accattivante  il 23 rosso procede docile  quasi non sente  il tocco di nuove mani  il tratto è breve eccolo lì il cimitero di Sant’Anna il blasone di pietra è un teschio qui la terra riprende ciò che ha dato  le prime voci  presto chiamate aiuto il poveretto sta male     urla la nobildonna Bernardini    non respira più     avverte ansioso e burocratico l’impiegato alle Poste il signor Antonelli scuote la testa l’agente assicurativo Fanelli  mentre l’antipaticissimo   Cavalier Codoni si toglie il sigaro  spento di bocca e si fa il segno della croce

Tobia Ruzzini è spirato.


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Bart