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LETTERATURA: Massimo Consoli è morto

5 Novembre 2007

di Marco Vignolo Gargini

[L’ultima pubblicazione di Marco Vignolo Gargini: “Oscar Wilde – Il critico artista”, Prospettiva editrice, 2007]

uciano Massimo Consoli ci ha lasciato alle 1.50 del 4-11-07. Per cortesia date la notizia a tutti.†Con questo sms delle 4.39 a.m. di domenica 4 novembre inviato agli amici più stretti, ho appreso la notizia.

Massimo Consoli s’è spento dopo una lunga malattia. Avrebbe compiuto 62 anni il 12 dicembre di quest’anno. Per me, più che giornalista e scrittore, Massimo è stato principalmente un grandissimo uomo d’azione. Il suo impegno civile era tutt’uno con le opere che pubblicava, le iniziative da lui promosse nel corso di questi ultimi quarant’anni hanno contribuito a rendere il nostro paese meno provinciale e più colto, anche se, a ben vedere, molta, troppa resistenza benpensante ha continuato, nonostante i suoi sforzi, a imperare nel segno della paura e dell’indolenza, quella paura e quell’indolenza che lui sferzava provocando, informando, regalando pagine e parole ricchissime di suggestioni, di richiami, di entusiasmo.
Il giovane Massimo Consoli conobbe e diventò amico di Pier Paolo Pasolini, Alberto Moravia, Sandro Penna e soprattutto Dario Bellezza, al quale ha dedicato numerosi articoli, testi, conferenze nel tentativo di mantenere viva la memoria di un poeta troppo presto dimenticato. Tra libri, opuscoli e traduzioni si contano oltre quaranta pubblicazioni, delle quali cito volentieri “Homocaustâ€, “Ecce Homoâ€, “Affetti specialiâ€, “Anarchico d’amoreâ€, “Diario di un mostroâ€. Proprio quest’ultimo libro è stato presentato qui a Lucca il 14 ottobre 2006 da Daniele Priori, amico e collaboratore di Massimo Consoli, nel corso di un pomeriggio splendido organizzato dall’Associazione “Cesare Vivianiâ€.

Massimo ha viaggiato tantissimo e ha osservato da vicino i cambiamenti che in tutto il mondo stavano portando ad una autentica rivoluzione del costume. Risale al 1969, proprio mentre si trovava a soggiornare in Olanda, la pubblicazione della “Carta di Amsterdam” per i diritti degli omosessuali. Sua è anche un’opera di grande revisione storica che ha permesso alla sinistra italiana, sin dagli anni ’70, di smantellare molte visioni omofobe in ambito culturale che la rendevano tristemente complice del conservatorismo clerico-fascista. Da questo punto di vista, resta famoso lo scontro avvenuto il 1 maggio 1972 in Piazza Campo dei fiori a Roma tra il gruppo Rivolta Omosessuale e Potere Operaio. Il risultato dell’attività di Massimo è un Archivio internazionale sull’omosessualità che oggi si trova custodito presso l’Archivio di Stato a Roma. In esso vi sono gli originali di articoli, studi, documenti, corrispondenze sulle origini del movimento gay collezionati a partire dal 1959 in poi, oltre a migliaia di libri sull’omosessualità. Il 17 novembre 1997, nel ventottesimo anniversario della pubblicazione della Carta di Amsterdam, le Poste italiane emettevano uno speciale annullo celebrativo (primo annullo gay). Il fatto che Massimo abbia speso tutta una vita per promuovere la cultura omosessuale e difendere i diritti delle persone omosessuali, tanto da essere definito “papa gay†dall’antropologo francese Alain Danielou, non riguarda solo un numero circoscritto di persone, anzi. Grazie alla sua opera lo straordinario patrimonio intellettuale da lui raccolto è diventato un bene di tutti, non solo di una parte dell’umanità. E, infatti, la scrittura, l’azione di Massimo partiva dall’analisi di un mondo ben preciso con l’intenzione di rivelare e far conoscere universalmente ciò che per troppo tempo era rimasto deliberatamente occultato e trascurato. Per chi ha avuto la fortuna di conoscerlo di persona e di sentirlo parlare resta un grande vuoto all’idea di non poterlo ascoltare più, con quell’accento così intenso e antico, con la vivacità che metteva nei suoi discorsi coinvolgendo, catturando, arricchendo i presenti con una serie inarrestabile di citazioni, aneddoti, episodi di vita vissuta. Seguendo le parole di Massimo ti ritrovavi come per incanto a partecipare alle vicende di una realtà culturale vivissima che aveva come riferimento Pasolini, Bellezza e altri artisti cantori e testimoni diretti di un’Italia in piena trasformazione sociale ed economica. Proprio nel momento più difficile della sua vita, l’inizio del male che lo porterà alla morte, Massimo ottenne come coronamento personale la possibilità di adottare un ragazzo poco più che ventenne, che s’è sposato e lo ha fatto diventare nonno, regalandogli due nipotini, di cui il primo porta il suo nome. La malattia non ha fiaccato nemmeno per un po’ il grande impegno di un uomo nato per comunicare, trasmettere, lottare. Fino all’ultimo Massimo ha lavorato dedicandosi ai suoi studi, alle sue ricerche, alle pubblicazioni.

Ciao Massimo e grazie di tutto.

Lucca, 5 novembre 2006


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Bart