MUSICA: I MAESTRI: La rivincita di Berlioz18 Agosto 2010 di Lorenzo Bocchi L’8 marzo 1869 moriva a Pa rigi, incompreso, disperato, Hector Berlioz. A settantacinque anni. La Bibliothèque Nationale celebra il centenario con una di quelle esposizioni a gran spettacolo di cui conosce il se greto. Ha riunito un mezzo mi gliaio di documenti per rievo care l’uomo, l’artista, il suo carattere, la sua evoluzione, la sua epoca, le influenze esercitate e subite dal creatore e dal teo rico. Incensato dagli uni, criticato e ridicolizzato dagli altri, allora come oggi, Berlioz non lascia nessuno indifferente. Per Mendelssohn era « una vera carica tura senza l’ombra di talento ». Per Mussorgski c’erano due gi ganti nella musica, « il pensa tore Beethoven e il superpensatore Berlioz ». Per Stravinski egli è « povero d’invenzione ». Secondo Darius Milhaud « c’è più invenzione e più forza crea trice in qualche misura di Ber lioz che in parecchi sviluppi verbosi, e ridondanti di Wag ner ». Di chi fidarsi? Il solo grande musicista ro mantico che la Francia abbia avuto sta prendendosi una bel la rivincita. A Londra è stata iniziata l’edizione integrale del le sue opere (« Symphonie fan-tastique », «Lelio », «Nuits d’été », « Harond en Italie », « Benve nuto Cellini », « Requiem », « Roméo et Juliette », « Ouver ture du carnaval romain », « La damnation de Faust ». « Les troyens » ne sono le cime) mentre Colin Davis, dopo averlo ripe tutamente celebrato al Festival di Edimburgo, sta registrando tutta la sua musica. A Parigi, poco prima dell’inaugurazione della mostra alla Nationale, è stato pubblicato il primo dei quattordici volumi della sua opera letteraria. Un campione del romantici smo anche nello stile di vita. Fino in fondo. All’arrivo del suo corteo funebre al cimitero di Montmartre i cavalli del carro si imbizzarrirono e si precipita rono verso le tombe: un ingres so nell’eternità che sarebbe pia ciuto al musicista se avesse po tuto vederlo. Giovane provin ciale inviatp a Parigi per stu diar la medicina, Berlioz si sen te irresistibilmente attirato dal la musica. Il padre gli toglie i viveri. Il giovane â— che per tutta la vita sarà perseguitato dai creditori â— fa il biblioteca rio, il corista, il critico, tutto per poter continuare a studiare e a comporre. Nel 1821, durante una rappresentazione di « Iphigénie en Tauride » di Gluck è colto da spasimi e da una crisi di pianto. Nel ’27 assiste al l’« Amleto » rappresentato al l’Odéon da una compagnia in glese («Il più grande dramma della mia vita: Shakespeare, ca dendo così d’improvviso su di me, mi folgorò ») e si innamora pazzamente dell’attrice Harriet Smithson che ha visto soltan to dalla platea. Non dorme più. Perseguitato dalla sua immagi ne erra senza meta per boschi e prati nei dintorni di Parigi. Fa di lei il tema di una sinfo nia, le scrive lettere infuocate che resteranno senza risposta, la maledice quando gliene parlano male, la sposa quando lei torna in Francia sei anni dopo. Nel frattempo si è innamo rato di un’altra, ha voluto ucci derla e suicidarsi quando quel la l’ha lasciato. Ma una volta sposato abbandona la moglie per seguire un’attricetta spagno la né bella né brava, Maria Recio, di cui diventa il protettore e, nel ’54, il marito. A 27 anni, uscendo dall’Institut dove per la quarta volta ha sostenuto il concorso per il Prix de Rome, trova la rivolu zione. E’ il 28 luglio 1830, l’ul tima delle Trois Glorieuses. Senza esitare, con una pistola in ciascuna mano, va a raggiun gere sui boulevards la « santa canaglia » degli insorti. Poi scrive un’orchestrazione della «Mar sigliese » per due cori e la de dica all’autore, Rouget de Li sle, che lo ringrazia per l’onore fatto alla sua « povera creatu ra » vestendola di nuovo e co prendo la sua nudità con i bril lanti della sua immaginazione. Nel 1831 il soggiorno in Italia: la Villa Medici sul Pincio, dal la quale si gode « uno dei più bei panorami del mondo », Spo leto (« Fuggo sulla montagna dove passo buona parte del mio tempo, obbedendo soltanto al mio capriccio » ). Amalfi. A Parigi Paganini lo trasci na, dopo un concerto, in mezzo all’orchestra e si mette in gi nocchio davanti a lui. Vediamo la lettera che gli ha scritto il violinista il 18 dicembre 1838: « Caro amico, Beethoven spen to non c’era che Berlioz che po tesse farlo rivivere ed io che ho gustato le vostre composi zioni, degne di un genio qual siete, credo mio dovere di pre garvi a voler accettare in segno del mio omaggio ventimila franchi, i quali vi saranno ri messi dal signor barone di Rothschild dopo che gli avrete presentato l’acclusa ». Molte altre le « voci » italiane dell’esposizione: Cherubini, il terribile direttore del Conserva torio che tentò di sbarrare la strada al giovane Berlioz; Spontini, uno dei suoi idoli; Rossini e Verdi (« Verdi è alle prese con tutti i tipacci del l’Opera… Il poveraccio mi fa pena… E’ un degno e stimabile artista… Rossini è arrivato, rac conta storielle tutte le sere sul boulevard, ha l’aria di un vec chio satiro in pensione »), Fer dinando Paèr. La rassegna com prende spartiti, ritratti, mano scritti, cimeli (la bacchetta re galata a Berlioz da Mendels-sohn, la chitarra regalata da Paganini, la medaglia dell’or dine del Falcone Bianco conse gnata a Berlioz da Liszt nel ’52) tutti gli strumenti fabbri cati da Adolphe Sax e che il musicista fece entrare per pri mo nell’orchestra, i manifesti del tempo e molte caricature. Letto 2142 volte. Nessun commentoNo comments yet. RSS feed for comments on this post. Sorry, the comment form is closed at this time. | ![]() | ||||||||||