Oscar Luigi Scalfaro29 Gennaio 2012 È morto questa notte l’uomo che ispirò il mio lungo romanzo-cronaca “Cencio Ognissanti e la rivoluzione impossibile”, e fu una ispirazione intrisa di rabbia. Ciò che fece Scalfaro fu orripilante, ed oggi, pur rispettando la sua morte, non è lecito a nessuno dimenticarsi di ciò che combinò in quel lontano dicembre del 1994. La parte politica a cui giovò il suo comportamento, la sinistra, è usa a dimenticare le azioni che, pur intrise di parzialità in un uomo che avrebbe dovuto essere super partes, le hanno giovato. Nel mio libro si trova una cronaca precisa e documentata di ciò che avvenne, e ancora conservo i quotidiani dell’epoca che ne parlarono. Di quest’ultimo è rimasta celebre la sua apparizione in Tv, interrompendo la trasmissione di una partita di calcio, per gridare agli italiani quel «Non ci sto! » di fronte alle accuse che gli venivano mosse circa alcune vicende oscure in cui lo si supponeva implicato. Il governo di Lamberto Dini, che sostituì quello di Berlusconi, e che durò dal 1995 alla primavera del 1996, fu la lunga mano di Scalfaro e brillò per la pervicacia con cui volle tentare di prolungare la sua durata ad ogni costo, inventandosi continuamente nuovi obiettivi ogni volta che aveva conseguito i precedenti. Finché non fu il partito di Bertinotti a staccare la spina. Ciò che accadde allora, si sta ripetendo con il governo Monti, sia pure in forme diverse. A dimostrazione che il comportamento discutibile di Scalfaro ha lasciato un segno, incoraggiando una imitazione che è quanto di peggio possa colpire la democrazia. La quantità di tasse che ha inondato il Paese e sta producendo una recessione senza pari, la si deve non tanto a Monti ma al comunista Napolitano che probabilmente l’ha perfino incoraggiata, visto che mai si è permesso di porvi un freno. Monti va avanti come una stampatrice automatica, sfornando decreti su decreti che si abbattono sul popolo italiano come folgori inceneritrici. E l’uomo del Colle ne è soddisfatto, facendo vivere, anche a noi che non lo siamo mai stati, lo spirito di quel comunismo sotto il quale le masse non contavano niente e le si potevano ridurre alla povertà più misera e umiliante. Napolitano è il diretto erede di Scalfaro. La dipartita di quest’ultimo, dunque, non lascia un vuoto, e proprio per questo, oggi che i giornali allineati con il governo ne piangono la perdita, io desidero con tutte le mie forze dissociarmi e ricordare, come fosse anche questo un giorno della memoria, che se ne è andato un uomo che avviò con il suo comportamento un declino inarrestabile della democrazia, ridottasi oggi, con il governo Monti, al fantasma di se stessa. Altri articoli“Il vero regime arriva dopo il Cav” di Giuliano Ferrara. Qui. “Berlusconi ha deciso: Monti cadrà a marzo” di Paolo Emilio Russo. Qui. “Favole e verità di una stagione senza vincitori” di Mario Sechi. Qui. “Quel «portafoglio » targato Sisde”. Qui. “Occhio, se il prof va giù vince la sinistra” di Giampaolo Pansa. Qui. “Da anticomunista ad antiCav; una trasformazione da Oscar” di Giancarlo Perna. Qui. Letto 1220 volte. Nessun commentoNo comments yet. RSS feed for comments on this post. Sorry, the comment form is closed at this time. | ![]() | ||||||||||