PITTURA: I MAESTRI: Equivoci simbolisti26 Agosto 2013 di Guido Ballo Ho rivisto, nelle sale dell’Orangerie a Parigi, le grandi Ninfee di Monet. Con queste opere Monet, nel mo do più alto, fa superare il vecchio dissidio tra impres sionisti e simbolisti: per ché porta l’impressionismo allo stato d’animo più liri co, con segreti viaggi verso l’interno, senza rinunziare alla vibrazione del colore, al fluire delle pennellate, alle ombre colorate. Ma il sim bolismo, propriamente det to, nelle arti visive si muo ve in un’altra zona, più men tale, di sottili artifici: le ambiguità, le fughe psichi che, le atmosfere intellettua listiche, cariche di equivoci, ci affascinano ormai un po’ tutti, suscitando in noi in quietanti richiami. C’è però un fatto: tali equivoci trop po spesso non sono soltanto motivo d’arte, restano equi voci anche nei risultati. Questa convinzione in me si è accentuata dopo l’interessante mostra, Il sacro e il profano nell’arte dei simbolisti, tenutasi la scorsa estate alla Galleria d’Arte Moderna di Torino e oggi ospitata, con qualche varia zione, dal Museo di Toron to in Canada: Luigi Carluccio, che dopo il successo del la precedente rassegna sur realista ha curato tutta l’an tologia, può essere soddi sfatto. In realtà, chiunque affronti certi fondamentali problemi della cultura arti stica del nostro tempo, do vrà fare i conti, prima o dopo, con l’apporto del simbo lismo: personalmente, più di dieci anni fa, quando cercavo di approfondire l’esa me di tutto il clima futuri sta per la monografia, col catalogo delle opere, di Boc cioni (edita dal Saggiatore), mi trovai davanti alla più aspra condanna del simbo lismo, gridata dai futuristi; ma ebbi modo presto di do cumentare che le radici simboliste, con la tendenza a un’arte mentale, antinatu ralistica, non solo si erano sviluppate proprio in Boc cioni e in altri futuristi, ma avevano inciso sullo sviluppo di quasi tutte le avan guardie: dall’astrattismo di Kandinsky all’espressioni smo, alle origini della pit tura metafisica legata a Bòklin; al dadaismo, al sur realismo, a diverse altre ten denze, anche recenti, incon cepibili senza le premesse simboliste. Azione culturale Una cosa è però l’azione culturale, un’altra il supe ramento di certi equivoci: l’azione culturale del sim bolismo è profonda; per i risultati d’arte, nei limiti della tendenza (che non sempre può distinguersi dal decadentismo, da cui deri va) occorre distinguere. Per esempio, la « posa » delle fi gure nei preraffaelliti resta spesso atteggiamento, artifi cio, che non si risolve nella concretezza dei mezzi pitto rici: c’è, è vero, la tenden za a un certo linearismo sinuoso con inquadrature an che nuove, ma non sempre è superato il dissidio tra motivo letterario, posa, e mezzi visivi. Questo dissidio si nota ancora oggi in Ros setti e in quasi tutte le com posizioni degli altri preraf faelliti. Il simbolismo di Munch, no: specialmente per la grafica, si concreta nei ri chiami degli spazi, negli scuri che, in concordanza col motivo, evoca no l’attesa angosciosa, il sen so di morte, la tragedia del l’uomo; diventa cioè «tessu to visivo », e precorre l’e spressionismo. Gauguin non sempre ottiene risultati pla stici: il suo colore è suggestivo; per la sintesi larga delle superfici evoca stati d’animo, ma l’immagine di Gauguin non sempre ha la forza unitaria degli interni richiami spaziali: c’è un fondo letterario, che si ri scatta solo nelle immagini quasi da naif (e non a caso influisce su certi pittori can didi, o finti candidi, co me il Doganiere). Gusta ve Moreau supera l’artificio della posa e il com piacimento culturale nei vivissimi fogli, che arricchi scono il Museo Moreau a Pa rigi: qui colori e segni pit torici acquistano una libera concretezza di mezzi visivi, tanto da precorrere certe soluzioni informali, pur essen do sempre figurative. Il dissidio di Klimt è tra gli ara beschi astratti, che vorrebbero invadere tutta l’immagine, e l’espressività tridimensiona le dei corpi delle figure: ta le contrasto, di origine let teraria, è da lui superato solo in alcune opere, per esempio nei cartoni Stoktet di Bruxelles. Le « Ninfee » I disegni di Bearsdley, pur al limite sempre di una eleganza distaccata, si risolvono invece unitari nei puri mezzi lineari e il Redon grafico è coerentissimo e già presurreale. Il nostro Previsti (e me ne ha dato conferma la recente mostra al Museo di Ferrara) non supera invece il dualismo: se ne era accorto Boccioni, che pure lo ammirava: Previati vorrebbe essere nuovo, e usa una tecnica divisioni sta, ma resta un peso per lui la cultura da museo; non fa vivere nella concretezza dei puri mezzi visivi l’im magine, che diventa spesso artificiosamente letteraria. Ecco perché, dal punto di vista della coerenza del tes suto pittorico, oltre Munch, Redon, Ensor, proprio il Monet delle Ninfee diventa il più profondo, poetico sim bolista: non ci sono equi voci, tutto si risolve nel ver so delle pennellate, nella lo ro intensità, che evocano stati d’animo attraverso i valori dei blu, dei verdi, dei rosa e dei viola, con le più sottili variazioni. Su questa strada della concretezza dei puri mezzi visivi si svilupperà l’arte del nostro secolo, fino al surrealismo e alla pittura di azione: ne sono un esem pio gli Stati d’animo di Boc cioni, che sono simbolisti, ma si attuano nella dinami ca del segno pittorico spez zato, in un tessuto cioè pu ramente visivo. Letto 4348 volte. Nessun commentoNo comments yet. RSS feed for comments on this post. Sorry, the comment form is closed at this time. | ![]() | ||||||||||