PITTURA: I MAESTRI: Kisling, l’amico fortunato di Modigliani
14 Ottobre 2008
di Lorenzo Bocchi
[dal “Corriere della Sera”, lunedì 12 maggio 1969] Â
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Parigi, maggio. Â
Tutti coloro che posseggono una tela, un acquarello, un di Âsegno di Kisling sono pregati di inviarne una riproduzione fotografica a suo figlio Jean. Il celebre pittore delle adole Âscenti dagli occhi tristi è mor Âto nel 1953. Da allora il figlio si dedica, con una pazienza da certosino e una tecnica da agente segreto, al censimento delle sue opere. Jean è pilota della Air France. Da quindici anni approfitta di tutti i suoi scali attraverso il mondo per visitare gallerie d’arte e col Âlezionisti. Pone sempre la stes Âsa domanda: «Avete qualcosa di mio padre? ». Se sì, tira fuo Âri la macchina fotografica, re Âgistra e se ne va. E’ quasi giunto al termine di questo capolavoro di pietà filiale. Gli mancano soltanto le opere sfuggite alle sue investigazio Âni. Da ciò il suo appello nello stile delle ricerche di scompar Âsi. Vuol pubblicare il catalo Âgo completo delle opere di suo padre. Ha già trovato il fi Ânanziatore, Alex Maguy, l’ex sarto diventato proprietario di una galleria d’arte. Jean, che continua a fare il pilota per Âché non vuole disfarsi delle preziose opere ereditate, sarà tranquillo soltanto quando avrà compiuto il suo « dove Âre ».
Un’impresa non facile: come ritrovare, infatti, tutta la pro Âduzione di un pittore che ha sempre ignorato i mercanti d’arte e che, per di più, aveva l’abitudine di regalare tele agli amici e agli ammiratori squattrinati? Kiki, come lo chiamavano gli intimi, aveva un cattivo carattere (si batté più volte a duello), ma un grande cuore.
Mosé Kisling, nato a Craco Âvia nel 1891, sbarcò a Parigi diciannovenne. Ma a differen Âza di Soutine, Chagall, Pascin, Modigliani, Marcoussis e gli altri grandi nomi della legione straniera dell’arte di stanza a Parigi, non conobbe mai la miseria. Gli rimproverarono, del resto, questo strappo alla regola. Subì l’influenza di Derain, che doveva aiutarlo a tro Âvare un compromesso fra le esperienze moderne e la tradi Âzione. Dopo aver dipinto a Audierne, in Bretagna, andò a passare l’estate del 1912 a Céret, una graziosa cittadina pi Ârenaica dove numerosi artisti, attirati dallo scultore catalano Manolo, andavano a lavorare o a riposarsi. Vi incontrò Picas Âso, Derain, Braque, Dufy, Max Jacob ed altri. Appena tornato da quel soggiorno nella culla del cubismo (senza esserne stato «contaminato ») gli giun Âse una straordinaria notizia da Mosca: un collezionista, che il pittore non conosceva ma al quale il noto scrittore Shalom Asch aveva parlato di Kisling, gli annunciava una pensione di 300 franchi. Fu un avvenimento, salutato da ab Âbondanti libagioni collettive. Non avendo più da risolvere veri problemi materiali il gio Âvane non doveva mai essere incline a porsi domande sulla propria arte. Mangiava quan Âdo voleva. Si ubriacava senza pericolo. Ignorava la minima tortura morale. Amava la vi Âta. Ne approfittò. Il suo atelier di rue Joseph-Bara diventò il punto di ritrovo di tutti gli ar Âtisti, le modelle, i poeti e gli sfaccendati di Montparnasse. L’amico più vicino era Modi Âgliani, che andava spesso a di Âpingere da lui per ore intere, per non usare i propri colori e i propri pennelli come insinua Âvano i maligni. Poi i due se ne andavano a bere. Ma se la sbornia di Kisling era gaia, quella di « Modi » era terribile. Essa portava spesso il livorne Âse al commissariato per schia Âmazzo notturno, mentre il compagno barcollante offriva fiori, rubati nei giardini del Lussemburgo, alle prime pas Âsanti dell’alba.
Nel 1913 Kisling partecipò al Salone degli Indipendenti nel Âla stessa sala di Dufy, Lhote, Van Dongen, Suzanne Valodon. Qualche mese dopo, al Salone d’Autunno, i suoi quadri ap Âparvero ad Apollinaire troppo influenzati da Derain. Ambroise Vollard, fermandosi davanti ad essi, chiese quanti anni avesse il loro autore. « Venti Âdue? – sentenziò il mercante – Crepi di fame per qualche altro anno e poi si vedrà ». Il giovane si trovò nell’impossi Âbilità di seguire il consiglio. Continuò a far la bella vita. Venne la guerra del 14. Il pit Âtore si arruolò nella Legione Straniera con Blaise Cendrars, partecipò all’attacco che dove Âva costare un braccio allo scrittore, rimase ferito anche lui e tornò a Montparnasse da eroe. Nel ’17 sposò la figlia di un capitano della guardia re Âpubblicana che frequentava il quartiere come pittrice e che attirava l’attenzione per la vo Âluminosa capigliatura rossa e le stravaganze vestimentarie (portava una scarpa di un co Âlore e una di un altro, come Severini). Al Banchetto di nozze, vedendo Modigliani ubriaco fradicio fare il fantasma av Âvolto in un suo lenzuolo, la spo Âsa gli diede un pugno gridan Âdo: «Mi sciupi la dote! ». Ki Âsling aveva ereditato una bella somma (venticinquemila fran Âchi si diceva) da un amico, lo scultore americano Chapman Chandler, caduto in un duello aereo.
Finita la guerra Kisling po Âteva considerarsi un pittore af Âfermato. La sua prima perso Ânale, nel ’19, alla galleria Druet, ottenne un grosso successo. Unica ombra di quel periodo una ferita che non si rimargi Ânò mai. Una sera del gennaio 1920, salito nell’atelier di Mo Âdigliani in rue de la Grande Chaumière, a due passi dal suo, trovò l’amico livido e treman Âte disteso sul letto con vicino Jeanne, la compagna diventata da poco madre. Kisling fece trasportare il malato all’ospe Âdale della Carità . « Modi » vi si spense qualche giorno dopo, il 24, e Jeanne si uccise gettan Âdosi dalla finestra. Kiki fece un disegno del compagno sul letto di morte e organizzò una colletta in tutto il quartiere perché il povero Amedeo aves Âse un bel funerale.
La vita di bohème non fu più che un ricordo. Continuò il successo, difficilmente perdona Âbile. Lo accusarono di una cer Âta volgarità e di una troppo grande facilità . «La pittura è una battaglia – diceva – e in una battaglia non si è sem Âpre molto distinti ». Le belle donne si succedettero nell’atelier pieno di ricordi di rue Jo Âseph-Bara. Fra le altre Alice Prin, la piccola borgognona che doveva passare alla storia come Kiki de Montparnasse. Il loro amore fu tumultuoso, ma sen Âza tragedie. Kisling le fece pa Ârecchi ritratti prima che ella passasse dalle sue braccia a quelle di Foujita, di Man Ray e di altri. Uomo e pittore felice egli partecipava a tutte le fe Âste, a tutte le baldorie, a tutti i balli in maschera di Mont Âparnasse. Lo invitavano anche alle feste della riva destra. Era sulla cresta dell’onda. Una gran Âde esposizione nel 1924, da Paul Guillaume, consacrò definitiva Âmente il suo nome.
Nel ’41 riuscì a lasciare la Francia per gli Stati Uniti. Arri Âvando a Nuova York ebbe la sorpresa di leggere sui giornali la notizia della sua morte ac Âcompagnata da articoli necrolo Âgici. Con essi tappezzò le pareti del suo atelier di Greenwich Village.
Il successo continuò a sorri Âdergli anche nel Nuovo Mondo. Ma nel ’47 volle rientrare in Francia, dove aveva continua Âto ad aiutare gli amici in diffi Âcoltà . Lo rividero nei caffè di Montparnasse, elegante, disin Âvolto ma ormai disincantato. Qualcuno gli fece incontrare Kiki. La bella degli anni folli non era più che un relitto gras Âso e volgare, esageratamente truccata e impregnata d’alcool. I due Kiki si abbracciarono ma restarono muti per molti minu Âti. Non dovevano più rivedersi. Kisling si ritirò con la moglie a Sanary, sulla Costa Azzurra.
Una crisi cardiaca lo folgorò il 29 aprile 1953. Un mese prima era morta, povera e sola, in un ospedale parigino, l’altra Kiki. Nel ’55 André Salmon inaugurò a Sanary il boulevard che por Âta il nome di Kisling.
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Commento by engel — 5 Gennaio 2010 @ 17:59
ho avuto la fortuna di incontrare le opere di kisling, alcuni anni fa a como. non mi è mai capitato di restare letteralmente folgorato dalla sua intensita’. ho provato a rintracciare qualche opera da altre parti ma senza succeso e mi piacerebbe avere notizie su come e dove poter ammirare le sue opere, inoltre c redo che sia doveroso pubblicare le sue opere perche’ sono patimonio di tutti che amano il bello. come hanno fatto un film su modì credo che si potrebbe realizzare anche un’opera su kisling, anche teatrale, ho la sensazione che gli si adica di piu’,perche tutto cio’ che lo riguarda bisogna respirarlo.
Commento by Bartolomeo Di Monaco — 5 Gennaio 2010 @ 20:02
Ho trovato qui, questa indicazione, che spero possa esserti utile:
“La più ampia collezione delle opere di Kisling è esposta al Musée du Petit Palais di Ginevra.”