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Quei due chi si credono di essere

24 Ottobre 2011

Mi riferisco alla Merkel e a Sarkozy. E a quest’ultimo in modo speciale, giacché i francesi è da un po’ di tempo che mi sono diventati antipatici.

Non i cittadini in generale, ma la loro classe dirigente, tutta doppiopetto e saputella, e quel Sarkozy che si è messo in testa di spadroneggiare in Europa, novello Napoleone.

Sarà bene ricordare a costui che il personaggio storico a cui ambisce paragonarsi è un italiano purosangue, anche se le circostanze lo hanno fatto nascere in una Corsica che solo da un anno era diventata francese, quella Corsica che ancora oggi parla la nostra lingua.

Quando, alla domanda dei giornalisti sulla capacità dell’Italia di onorare gli impegni presi, risponde in principio con quella risatina sardonica da bar sport, il nostro francesuccio, poco amato dai suo connazionali e più conosciuto come il marito di Carla (Carlà) piuttosto che come capo di governo, sappia chela Francia deve molto, moltissimo, al sangue italiano.

Se è vero che il nostro Paese a volte si merita qualche sculacciata, sono autorizzati a dargliela in primo luogo gli italiani, e non certo gli stranieri con la mancanza di rispetto, i quali si permettono di riderci addosso per nascondere in realtà le loro magagne. Ormai è provato che la ricchezza complessiva (tra beni pubblici e privati) dell’Italia supera di gran lunga quella di tutti i Paesi Europei, se si fa eccezione della sola Germania.

È tempo che si metta in chiaro il nostro valore di Nazione, e, ove occorra, si ricordi a testa alta che quando quei popoli erano barbari, da Roma si costruivano, nel mondo allora conosciuto, le basi della civiltà su cui tutto l’Occidente si regge. Comprese le civiltà dei francesi e dei tedeschi.

Come scrive Ferrara nel Giornale di ieri è tempo che Berlusconi batta i pugni sul tavolo europeo per pretendere il rispetto che merita il nostro Paese.

Poi proceda alle riforme e all’abbattimento del debito pubblico con la vendita di una cospicua parte del nostro patrimonio immobiliare inutilizzato.
Se ridurremo il nostro debito pubblico ad una cifra più ragionevole di mille/milleduecento miliardi di euro, torneremo a far vedere i sorci verdi ai nostri presuntuosi alleati, giacché siamo dotati ancora, fortunatamente, di un apparato produttivo che non è inferiore a quello di qualunque altro Paese europeo, e in più possediamo, anch’essa fortunatamente intatta, quella genialità creativa che non si compra al supermercato, ma che è iscritta nel dna della nostra storia.

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Altri articoli

“Sarkozy come Zidane” di Alessandro Sallusti. Qui.

“Berlusconi gela Sarkò: «Risate fuori luogo »” di Adalberto Signore. Qui. Da cui estraggo:

“Per una replica bisogna attendere le parole del sottosegretario all’Economia Guido Crosetto che da Roma fa sapere che «l’Italia farà rimangiare al marito di Carla Bruni il suo sorrisetto ».”

“Ecco tutta la verità sui conti italiani”. Qui.

“Il vizio dello scorpione” di Antonio Polito. Qui.

“Baby pensioni, adesso Fini critica lady Bossi Ma lui ha accumulato privilegi e ben due vitalizi” di Stefano Filippi. Qui.

“Fini fa lo smemorato e alla Camera è rissa” di Alessandro Bertasi. Qui.

“Napolitano e Draghi danno l'”aiutino” al Cav” di Marlowe. Qui.

“Una splendida brutta figura” di Lanfranco Pace. Qui.


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Bart