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STORIA: I MAESTRI: Giovanna d’Arco non fu bruciata

21 Giugno 2008

di Vero Roberti
[dal “Corriere della Sera”, giovedì 8 agosto 1968]

Londra 7 agosto, notte.

Una nuova ricerca storica potrebbe liberare gli inglesi dalla macchia di aver bruciato viva la pulzella d’Orléans. Se ­condo nuove indagini negli ar ­chivi d’Inghilterra e di Fran ­cia, Giovanna d’Arco sarebbe stata salvata dalla morte sul rogo di Rouen, il 30 maggio del 1431. Un’altra donna sarebbe stata bruciata al suo posto. Aiutata a fuggire, Giovanna d’Arco fu imprigionata in una fortezza per quattro anni. Ma, dopo la morte del duca di Bedford, nel 1435, fu liberata e poté ritornare nella sua Lorena, dove sposò Robert des Armoises. La pulzella d’Orléans, santificata nel 1920 e proclamata patrona della Francia, sa ­rebbe morta nel 1449, senza lasciare alcun figlio.
La pulzella d’Orléans non sa ­rebbe stata neppure la figlia di un’umile famiglia di contadi ­ni, ma addirittura della regina di Francia, Isabella di Bavie ­ra, moglie di Carlo VI. Suo pa ­dre sarebbe stato il fratello del re, Luigi, duca d’Orléans.
Lo storico francese Maurice David Darnac ha scritto che pochi giorni dopo la nascita di Giovanna, il duca d’Orléans fu assassinato e Isabella di Bavie ­ra, temendo per la vita della sua bambina, la consegnò a persone fidate che la portarono in salvo a Domremy. Giovan ­na fu adottata da Jacques d’Arc e da sua moglie Isabelle Romée. Secondo questa versio ­ne, Giovanna d’Arco sarebbe dunque stata la sorellastra di Carlo VII e della regina Cate ­rina d’Inghilterra, moglie di Enrico V. La sua morte sul rogo sarebbe stata politicamen ­te imbarazzante per molte per ­sone. Per questa ragione ella fu salvata poche ore prima di essere trascinata al palo.
Dopo lunghe e minuziose ri ­cerche, Maurice David-Darnac ha ricostruito quella che egli ritiene fermamente essere la verità. Lo storico francese ha condotto le sue indagini al British Museum, dove da un ma ­noscritto ha tratto il primo so ­spetto che Giovanna d’Arco non fosse stata bruciata viva sulla piazza di Rouen. In una cronaca del 1431 è scritto in ­fatti che « lei (Giovanna d’Ar ­co), o un’altra donna che le assomigliava, fu bruciata in pubblico; su questo le opinioni sono contrastanti ».
Alle sette della mattina del 30 maggio, il cancelliere del tribunale, Jean Massieu, acpagnato da due frati domeni ­cani, si recò nella cella, dove era stata rinchiusa Giovanna d’Arco per comunicarle la sentenza di Pierre Cauchon, ve ­scovo di Bauvais. La pulzella d’Orléans ebbe un momento di smarrimento, poi riprese il suo indomito coraggio e protestò contro la condanna che le era stata ingiustamente inflitta. Alle otto, il vescovo di Bauvais in persona si recò a trovare Giovanna d’Arco ancora nella sua cella. La giovane lo apo ­strofò con violenza, dicendogli: « Vescovo, è solo per colpa tua che devo morire bruciata. Avre ­sti dovuto farmi mozzare il ca ­po. Sarebbe stato meglio ».
La storia non ci ha traman ­dato il seguito dell’aspro dia ­logo nella prigione del castel ­lo di Bouvreuil. Uno dei due frati domenicani che avevano accompagnato il cancelliere del tribunale nella cella di Giovanna d’Arco, padre Jean Toutmouille, redigendo la informatio post executionem, mise in rilievo due fatti molto impor ­tanti: primo, che il vescovo di Bauvais rimase da solo con Giovanna d’Arco nella sua cel ­la per quasi due ore; secondo, che contrariamente ai dettami della condanna per eresia, Giovanna d’Arco non fu torturata prima di essere bruciata; terzo, che le fu concesso, seb ­bene scomunicata ed eretica, di fare la comunione.
 

Un passaggio segreto

Sempre sulla scorta dei do ­cumenti dell’epoca, lo storico francese si dice sicuro che fu lo stesso vescovo di Bauvais a trarre in salvo Giovanna d’Ar ­co lungo un passaggio segreto che collegava la sua prigione con l’esterno. Nel castello di Bouvreuil ne esistono ancora oggi le tracce. Il passaggio conduce, infatti, a un’uscita che è     all’altezza     del     numero 102 di rue Jeanne d’Arc.
Un altro elemento che tor ­na a favore della tesi dello storico francese è che la condannata al rogo fu accompagnata nella piazza del mercato di Rouen con un’ora di ri ­tardo rispetto a quella annun ­ciata. Una scorta di centoventi armigeri aveva circondato la giovane donna. Nessuno poté vederla da vicino, perché altri soldati inglesi, circa ottocento, avevano provveduto a tener lontana la folla dalla piazza del mercato dove doveva svol ­gersi l’esecuzione. Inoltre il conte di Warwick, il governa ­tore inglese di Rouen, aveva ordinato che tutte le finestre delle case lungo le stradette in cui sarebbe passata Giovan ­na d’Arco rimanessero chiuse. Quest’ordine fu più severamen ­te imposto nella piazza del mercato. Il governatore inglese te ­meva che la popolazione insor ­gesse, ma in realtà egli vole ­va impedire che la gente di Rouen, che conosceva Giovan ­na d’Arco e che le aveva par ­lato, potesse riconoscere che sul rogo sarebbe stata trasci ­nata un’altra donna. Infine, l’abbigliamento della condannata a morte: questa indossava un lungo camice bianco e sulla testa le era stata messa una specie di mitria che le na ­scondeva gli occhi e le scen ­deva sul naso, coprendole con due falde la bocca e le guance La messa in scena dell’esecuzione fu così contraria alle consuetudini da indurre i cro ­nisti dell’epoca a sospettare che Giovanna d’Arco fosse stata sostituita con un’altra donna.
La storia sottolinea un altro fatto invero strano. I rappresentanti dell’inquisizione, con il governatore di Rouen ed il duca di Bedford, non assistettero, come avrebbero dovuto, alla morte della eretica vergine d’Orléans. Ma non è tutto qui. Quando il vescovo di Bauvais si alzò per ripetere la sua sentenza, che aveva questo preambolo: « Giovanna, comunemente chiamata la vergine, eretica, scismatica, invocatrice del demonio, idolatra, perniciosa seduttrice, superstiziosa, blasfena nel nome di Dio… », la pre ­sunta Giovanna d’Arco rimase impassibile con la testa recli ­na, come se fosse svenuta o comunque incapace di qualunque reazione.
Su questo punto lo storico francese si pone alcune domande. Come è possibile che Giovanna d’Arco abbia potuto ascoltare tante accuse senza avere la forza di rintuzzarle? Eppure solo poche ore prima aveva risposto al vescovo di Bauvais con estremo coraggio. Era stata perfino arrogante. Perché non replicò ai suoi in ­sulti nella piazza del mercato? Giovanna d’Arco non era sta ­ta torturata, perciò era ancora piena di vita e di tutta la sua forza morale. Che cosa aveva da perdere? Nulla. Ella non avrebbe più avuto un’occasione migliore per far sentire la pro ­pria voce, per gridare la propria protesta al popolo che l’amava e la venerava per le sue imprese. Sul rogo non c’era Giovanna d’Arco, ma un’altra donna di cui non si conosce il nome, un’infelice, scelta chi sa dove e all’ultimo momento per ­ché la morte della vera pulzel ­la d’Orléans sarebbe stata un pericoloso assassinio politico.
 

Fumo soffocante

Quando il boia appiccò il fuo ­co alla paglia e alle fascine, si levò un fumo acre e soffocante. La vittima morì asfissiata in pochi istanti, anche perché il camice che la ricopriva era sta ­to intinto nella pece e nello zolfo. Le fiamme divamparono e il fuoco compì la sua opera. Dopo pochi minuti, i soldati in ­glesi permisero alla gente di Rouen di avvicinarsi al rogo, affinché potesse constatare che resti della vittima erano quelli di una donna, ma nessuno poté accertare che erano quelli di Giovanna d’Arco.
Lo storico francese cerca dì spiegare la sostituzione di Gio ­vanna d’Arco come un’operazio ­ne facile per quei tempi e aggiunge che la seconda donna sarebbe stata ridotta in uno stato di incoscienza per mezzo di un filtro o meglio di una droga a base di erbe velenose.
Ed ecco l’ultima anomalia che lo storico francese ha segnalato senza alcun timore di essere contraddetto dai suoi col ­leghi o da altri studiosi. Non esiste negli archivi di Francia e d’Inghilterra alcun documen ­to ufficiale che attesti che la sentenza del vescovo di Bauvais sarebbe stata eseguita; non esi ­ste alcun documento ufficiale che confermi che il 30 maggio 1431 una donna fu bruciata vi ­va nella piazza del mercato di Rouen.  

 

 


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2 Comments

  1. Commento by sansone fiorenza — 7 Ottobre 2009 @ 21:06

    mi sembra di aver letto in un documento notarile nell archivio di donrlemy che “jeanne d arc mori di cause naturali”é vero?

  2. Commento by Bartolomeo Di Monaco — 7 Ottobre 2009 @ 21:50

    Non so rispondere ahimè. Spero che qualche lettore possa farlo. Sarebbe interessante avere quel documento per pubblicarlo. Puo’ recuperarne copia?

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