STORIA: I MAESTRI: Napoleone: Fu vera gloria?23 Maggio 2015 Fuori dal mito E’ noto che il Cinque mag gio fu scritto dal Man zoni in uno stato di eccita zione straordinaria. Ci si do manda se egli si sia accorto che al famoso quesito: « Fu vera gloria? » egli stesso sem brava aver risposto subito dopo attribuendo al Bonaparte una « più vasta orma » dello spirito creatore divino. Ma l’interpretazione più pro babile sarà che quella attri buzione è stata fatta sul pia no del trascendentalismo cri stiano, per cui la volontà di vina è imperscrutabile, al di là â— possiamo dire â— di ciò che è umanamente buono o cattivo. Ne segue che ciò che apparirebbe grandezza ecce zionale di Napoleone viene presentato invece come gran dezza â— e gloria â— divina, rimanendo pur sempre al l’uomo la libertà di giudizio sul piano terreno. Di quel diritto i posteri hanno fatto, nei confronti di Napoleone, uso davvero lar go e seguitano â— anche se con minore impegno di una volta â— a farlo, ciascuno di essi inquadrando, più o me no coscientemente, l’opera e la figura di Napoleone nel quadro delle proprie conce zioni etico-politiche generali. Per conto nostro diciamo che per comprendere, e cioè giudicare, Napoleone â— scrit tori « laici » vi hanno rinun ciato, parlando religiosamen te di « mistero » â— occorre vederlo, integralmente e uni camente, nel tempo suo. Oc corre esaminare le condizioni politiche, sociali, religiose in cui agi, i problemi che si trovò innanzi venendo al po tere, e cercar di arrivare a una rappresentazione spas sionata di quello che egli ha fatto, o non fatto, nei diversi campi, e che cosa vi ha la sciato. E proprio nel Cinque maggio possiamo trovare il filo conduttore, là dove è det to che egli si assise arbitro fra due secoli l’un contro l’altro armati. Napoleone stesso, a Sant’Elena, ha im postato così l’opera sua. Egli era salito a dirigente massi mo dell’Europa sconvolta dal la rivoluzione, e aveva lavo rato infaticabilmente al nuovo mondo, tra rivoluzione e conservazione, tra guerra e pace, tra autorità e libertà. Impose veramente « silenzio » ai contrasti, risolse le anti tesi, creò l’ordine nuovo? Una prima, fondamentale osservazione, per evitare di sostituire il mito alla storia, è che già il governo rivolu zionario aveva concepito la necessità di chiudere la rivo luzione e stabilire l’ordine nuovo. Il troppo svalutato Di rettorio rappresenta precisa mente questa crescente presa di coscienza e lo sforzo di corrispondervi. Non dimenti chiamo che il Diciotto Brumaio, da cui comincia il Na poleone capo di governo, il Napoleone sovrano, egli fu la spada di una politica ela borata da Sieyès. Che poi, subito dopo, abbia camminato per conto suo, non distrugge il fatto fondamentale che tutta un’opera di costruzione o ricostruzione fosse già stata effettuata nell’ordine politi- sociale, religioso. Bisogna risalire per essa ben al di là del Direttorio: tutta la rivoluzione francese fu con temporaneamente distruzione e costruzione. Ma anche dopo salito al potere, Napoleone non fu solo né sempre pri mario a costruire; Talleyrand, Fouché, i giuristi com pilatori del Codice civile, gli ecclesiastici lavoranti al con cordato ebbero parte prima ria. Che se poi volessimo esa minare la parte più persona le di Bonaparte dovremmo più di una volta constatare che essa non fu la migliore: che gli capitò perfino di pren dere abbagli colossali, come quando forzò â— è la parola esatta â— Pio VII a destitui re una serie di vescovi « non giurati » che non vollero dare le dimissioni, creando un pre cedente della monarchia pa pale proclamata nel 1870. Delle due esigenze fonda mentali â— non contradditto rie, ma complementari â—, Or dine e Libertà, l’opera per sonale di Napoleone trasfor mò il primo in dispotismo, non senza spunti di « diritto divino » (parlò una volta di carattere sacro della regali tà); della libertà fece scem pio fin quasi a distruggerne la coscienza in una parte almeno della nazione. La ter za esigenza del tempo, quella delle nazionalità, fu maneg giata da lui come strumento di potere personale, portando temporaneamente l’Europa al lo stato di un complesso feudale-familiare. La possibilità di una Renania riunita alla Francia o costituita in Stato- cuscinetto fu dissipata po nendosi i germi della guerra del 1870. In quanto all’Italia, rimaneggiata quasi continua mente e governata dispotica mente da Parigi, la storia si concluse con l’asservimento dell’Italia all’Austria, accet tata in un primo momento anche da una parte dei pa trioti, per reazione al cesari smo napoleonico. Rimane il fatto che l’atti vismo napoleonico, tutto ri mescolando, promosse l’elimi nazione definitiva delle vec chie classi e lo sviluppo della borghesia moderna. Letto 2902 volte. Nessun commentoNo comments yet. RSS feed for comments on this post. Sorry, the comment form is closed at this time. | ![]() | ||||||||||