STORIA: I MAESTRI: Napoleone: Fu vera gloria?21 Maggio 2015 L’eco della Rivoluzione Lo storico francese di oggi che giudica Napoleone si sforza soprattutto di essere obiettivo. Un’obiettività diffi cile da raggiungere perché Napoleone è stato via via rap presentato come un terribile mostro, il peggiore dei cri minali, e come un eroe in comparabile, un salvatore del l’umanità. La personalità di Napoleone è circondata da una doppia leggenda, una « leggenda nera » e una « leg genda dorata ». Mentre vive va, i suoi nemici, che erano numerosi, in ispecie gli ingle si e i monarchici, si compiac quero nel dipingere l’« orco corso » che divorava i suoi figli come l’angelo sterminato re, l’Anticristo annunciato da S. Giovanni, o anche come un « mito solare » che non sareb be mai esistito. Ai giorni no stri, dopo le dittature della prima metà del XX secolo, taluni sono tentati di assimi lare troppo facilmente Napo leone, Mussolini e Hitler. Co si, recentemente, il maestro elementare di un piccolo vil laggio del centro della Fran cia scriveva al Figaro litté- raire che aveva appena de dicato parecchi numeri a Na poleone: « I soldati di Napo leone sono stati complici di orrori di ogni sorta, degni delle orde di Gengis-Khan o della soldataglia hitleriana. Come francesi, hanno diso norato il loro nome; come cattolici, hanno perduto le loro anime. E quando questa fol lia sanguinaria è cessata, il loro paese è restato esangue, disonorato, impicciolito, con segnato agli stranieri… Gli italiani hanno ucciso e appe so il loro Mussolini – e il ca davere di Hitler è scompar so nel fango e nelle macerie â— degna fine per quei mo stri â— Napoleone, lui, riposa in mezzo a un popolo ‘che ha tanto amato’! ». Inversamente, l’apologia ec cessiva, l’agiografia iperboli ca si impadronirono di Na poleone mentre era vivo. D’al tronde egli stesso conduceva abilmente una notevole pro paganda, che esercitava at traverso la stampa, il teatro, le arti. A Sant’EIena, egli tes sé la trama della propria leg genda. Appena fu morto, i poeti esaltarono le sue gesta. Sono celebri i versi di Béranger: On parlera de sa gioire Sous le chaume, bien longtemps, e Victor Hugo, nel 1840, scris se con II ritorno delle ceneri un inno a Napoleone. Il se condo Impero e gli anni che precedettero la prima guer ra mondiale videro apparire numerose opere nelle quali gli elogi a Napoleone non erano temperati da alcuna ri serva. Ancora oggi Napoleone conta numerosi fedeli, e il Figaro littéraire, se pub blicava una lettera di un suo detrattore ne stampava un’al tra, di un lettore del Québec, che affermava: « Penso che Napoleone sia stato il vero fondatore del mondo moder no e che tutti i soldati che morirono proclamando la loro fedeltà all’imperatore, lo fe cero per la libertà dei po poli. I francesi dovrebbero es sere fieri d’aver scritto la più bella pagina della storia uni versale, una pagina insanguinata, sicuro, ma di sangue puro ». Lo storico deve stare in guardia contro questi due ec cessi. Deve sforzarsi di fare un bilancio dell’opera di Na poleone, di vedere in che co sa l’Imperatore fallì e in che cosa riuscì. Scacco incontestabile: la creazione, in Fran cia, di una dittatura militare, e in Europa di un « Grande Impero » che riuniva i popo li di una metà del continen te sotto l’autorità di uno stesso uomo. L’una e l’altro sprofondarono nel sangue in meno di quindici anni. Il ten tativo di restaurazione del l’Impero, tentato nel 1852 dal nipote di Napoleone primo, non ebbe sorte migliore. Dopo ogni esperienza la Francia si è trovata territorialmente smi nuita, economicamente inde bolita. Fu una riuscita, vi ceversa, la restaurazione in Francia della pace interna con la fine delle guerre civi li e dei conflitti religiosi, con il consolidamento dell’opera della Rivoluzione del 1789, il riconoscimento definitivo del l’eguaglianza davanti alla leg ge, la fine degli « ordini » pri vilegiati, caratteristici del vec chio regime. « Non abbiamo definitivamente acquisito la Repubblica e non l’avremo, disse Napoleone, se non get teremo sul suolo della Fran cia alcuni massi granitici ». Questi « massi di granito » sono le istituzioni, alcune del le quali durano ancora. Mol te erano state create dalla Ri voluzione; Napoleone ebbe il merito di conservarle e di perfezionarle: amministrazio ne dipartimentale, con i pre fetti e i sotto-prefetti; servi zio militare obbligatorio e per tutti; sistema giudiziario mo derno, con i suoi tribunali di diversi gradi e i suoi magi strati inamovibili; banca di Francia e « franco di germi nale » (che visse fino al 1926), tributi diretti semplici e di facile riscossione da parte di un personale di funzionari specializzati; concordato con la Chiesa cattolica (in vigore fino al 1905); codice civile, università « napoleonica », in taccata soltanto nel 1968. Ma, soprattutto, Napoleone è stato, forse senza saperlo, il grande divulgatore delle idee rivoluzionarie in tutta la Europa, dal Guadalquivir al la Moscova. Il grande scrit tore francese Charles Péguy disse molto bene; « Napo leone pensava di aver fon dato un immenso impero: non bisognava credergli. Egli propagava delle libertà… Tut ti i popoli che hanno respin to l’ ‘Impero’ hanno impie gato centocinquant’anni per non riuscire nemmeno a ri conquistare qualcuna delle li bertà di cui l’ ‘Impero’ era ap portatore, inconsapevolmen te, con le aste dei suoi lan cieri, nelle cantine delle sue vivandiere ». E se i soldati di Napoleone diffusero le « con quiste » della Rivoluzione, l’imperatore si sforzò di in staurare in tutti i paesi che gli erano sottomessi o soltanto alleati le istituzioni che, secondo lui, facevano la forza della Francia, ed era no, in fin dei conti, dovute alla Rivoluzione. E’ ben Na poleone il fondatore dell’Eu ropa moderna, ma egli non l’ha fondata che nella misu ra in cui ha diffuso idee e istituzioni dell’epoca rivolu zionaria. Non bisognerebbe dimenti care, neanche, che Napoleo ne è responsabile dell’accre scimento della potenza poli tica e economica dell’Inghil terra. Certo, nel 1789, grazie all’invenzione della macchi na a vapore, dell’altoforno e dei telai meccanici per fila re e tessere, l’Inghilterra ave va già vent’anni di vantaggio sul continente. Ma durante l’epoca rivoluzionaria e im periale, il continente non ri guadagna il suo svantag gio, mentre, per lottare con tro Napoleone, l’Inghilter ra perfeziona la sua industria e continua la sua corsa. Il vantaggio è di almeno trent’anni, nel 1815; esso si di stingue con l’instaurazione, a partire da quest’epoca, di un regime « capitalista » in Gran Bretagna. Allo sviluppo eco nomico, l’Inghilterra aggiun ge un’egemonia marittima quasi totale, conquistata gra zie alle vittorie su Napoleone. Anche gli Stati Uniti ap profittarono dell’epoca napo leonica per affermare la lo ro indipendenza. Se l’Inghil terra non fosse stata impe gnata in Europa dalle guer re contro la Francia senza dubbio gli americani non avrebbero potuto sconfigger la nel 1814, e mantenere le posizioni economiche che ave vano conquistato su tutti i mari dopo il 1789. Così, in direttamente, Napoleone è il responsabile della fisionomia che ha preso, nel 1815, non soltanto l’Europa, ma il mon do intiero. Si può odiare Na poleone, si può ammirarlo, non lo si può ignorare. Letto 1769 volte. Nessun commentoNo comments yet. RSS feed for comments on this post. Sorry, the comment form is closed at this time. | ![]() | ||||||||||