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STORIA: I MAESTRI: Nostro fratello Maometto

17 Febbraio 2012

di Francesco Gabrieli
[dal Corriere della Sera”, 20 novembre 1969]  

Gli antagonismi e gli urti fra le grandi fedi religiose so ­no oggi passati in seconda li ­nea rispetto ai contrasti eco ­nomici, sociali e nazionali (anche se cattolici e protestanti si son presi di recente a fuci ­late nell’Ulster, è noto che sot ­to la differenza confessionale ci sono lì proprio quegli altri motivi, oggi prevalenti). E’ per ­ciò quasi un riposo essere ri ­condotti a quelle antiche con ­trapposizioni, che in altri tem ­pi furono dominanti nelle in ­tese e contese fra gli uomini: nel nostro caso, al medievale e moderno ma non più così bru ­ciante contrasto fra Cristiane ­simo e Islamismo, fronteggia ­tisi per lunghi secoli con la polemica teologica e con le ar ­mi.

Il Cristianesimo medievale vide nell’Islàm una diabolica eresia, e l’Islàm nel Cristiane ­simo una corruzione del puro monoteismo; solo di recente, sbollite alquanto le ire o piut ­tosto trasferitesi ad altri cam ­pi, si è cominciato a guardare alla fede di Maometto, da parte cristiana, con una comprensio ­ne e persino una simpatia, non accecate dall’odio teologico e da una rigida propaganda mis ­sionaria, che i fatti han pro ­vato in quel campo del tutto inefficace.

Antesignano in tale moder ­no atteggiamento, ammorbidi ­to nella tattica e illuminato dal ­la conoscenza e dalla carità, fu fra il laicato cattolico il grande islamista francese Louis Massignon: e quanto cammino le sue idee abbian fatto anche in campo ecclesiastico, lo mo ­stra il recente libro di un suo discepolo italiano, il francesca ­no P. Basetti-Sani (Per un dialogo cristiano – musulmano, Editrice Vita e Pensiero, pp. 477, lire 5000), un’opera di dot ­trina, e soprattutto di buona volontà e di buona fede.

Il P. Basetti-Sani è convin ­to, come il suo maestro e lo stesso santo Poverello di cui cinge l’umile capestro, che il Cristianesimo abbia sbagliato strada con l’Islàm, combatten ­dolo con apologetica acrimonia e talora con non cristiana vio ­lenza. Memore dell’unica origi ­ne « abramica » delle due fedi (anzi tre, se vi si conta il co ­mune ceppo del Giudaismo) egli insiste su questa comune radi ­ce monoteistica, attenua e smussa le punte della posizio ­ne anti-trinitaria dell’Islàm, sottolinea (taluno dirà anche esagera) le « aperture » del Pro ­feta verso la fede di Cristo. Traccia di Muhammad un ri ­tratto lontanissimo dalla ostile polemica medievale, e da quel ­lo dell’ultimo, dottissimo apo ­logeta cattolico contro l’Islàm, che fu ancor nel nostro seco ­lo il Padre Lammens. Persegue infine la corrente « cristiana » della mistica islamica, culmi ­nante nel sufi, martire al-Hallàg. Qui la grande figura del Massignon traspare sempre sul ­lo sfondo, con la sua alta dot ­trina di orientalista e la sua passione di uomo di fede; ma non meno presente essa appare anche nella seconda parte del libro, dedicata all’atteggiamen ­to di san Francesco nei riguar ­di dell’Islàm, sullo sfondo del ­le Crociate; il Poverello non condivise il « Dio lo vuole » che spinse al tentato recupero della terra di Gesù con la for ­za e col sangue: andò egli stes ­so laggiù, in uno dei più deli ­cati momenti dei bisecolare duello cristiano-musulmano, per proporre come alternativa alla sorte delle armi l’appello iner ­me della carità e dell’amore; predicò invano, è vero, nella presenza superba del Soldano, che del resto, toccato forse dal magnanimo spirito di sacrifizio del « monaco » (come lo chiama l’unica fonte musulmana in cui si è ritrovato un cenno al ­l’episodio), lo rispettò, lo onorò e rimandò con donativi regali.

Tutta questa è storia che poggia su testimonianze concre ­te. Dalla storia alla metastoria, ci si solleva invece con Massi ­gnon e il suo discepolo italiano quando nella cristofania della Verna e nelle stimmate si cre ­de scorgere un nesso, una in ­tenzione soprannaturale e una applicazione francescana nei ri ­guardi dell’Islàm, che si rifiu ­tava di riconoscere la divinità di Cristo. Tutta questa parte finale può essere letta anche da un cristiano con animo analogo a quello che ebbe a Damiata il Malik al-Kamil : ri ­spetto, e magari ammirazione per così alto volo spirituale, ma non convinzione né consenso. Come Asin Palacios vide Dan ­te tutto impregnato e si direb ­be ossessionato di escatologia musulmana, così P. Basetti-Sa ­ni e il suo maestro dilatano la parte momentanea che pur ebbe il mondo dell’Islàm nel ­l’animo di san Francesco; esso assurgerebbe a una preoccupa ­zione centrale e fondamentale, quale noi crediamo che in real ­tà egli non ebbe, preso in pri ­mo luogo dai problemi della sua fede, della sua Chiesa, del suo Ordine, per cui visse e morì.

Se qualcuno poi ci doman ­dasse chi e che cosa viene in ­contro a tanta cristiana carità e simpatia dall’altra parte, dal ­la parte del moderno Islàm, do ­vremo con franchezza ricono ­scere che un analogo atteggia ­mento verso il Cristianesimo è ancora assai più tenue, e di ­remmo aurorale, laggiù. Il fa ­moso libretto dell’egiziano Kamil Husein La città iniqua, se ­rena e reverente interpretazio ­ne extra-dogmatica della figu ­ra di Gesù, è rimasto una vo ­ce isolata. Che questo « dialo ­go » aperto ora dal nostro fra ­ticello possa trovare adeguata risposta.


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Bart