STORIA: I MAESTRI: Nostro fratello Maometto17 Febbraio 2012 di Francesco Gabrieli Gli antagonismi e gli urti fra le grandi fedi religiose so no oggi passati in seconda li nea rispetto ai contrasti eco nomici, sociali e nazionali (anche se cattolici e protestanti si son presi di recente a fuci late nell’Ulster, è noto che sot to la differenza confessionale ci sono lì proprio quegli altri motivi, oggi prevalenti). E’ per ciò quasi un riposo essere ri condotti a quelle antiche con trapposizioni, che in altri tem pi furono dominanti nelle in tese e contese fra gli uomini: nel nostro caso, al medievale e moderno ma non più così bru ciante contrasto fra Cristiane simo e Islamismo, fronteggia tisi per lunghi secoli con la polemica teologica e con le ar mi. Il Cristianesimo medievale vide nell’Islàm una diabolica eresia, e l’Islàm nel Cristiane simo una corruzione del puro monoteismo; solo di recente, sbollite alquanto le ire o piut tosto trasferitesi ad altri cam pi, si è cominciato a guardare alla fede di Maometto, da parte cristiana, con una comprensio ne e persino una simpatia, non accecate dall’odio teologico e da una rigida propaganda mis sionaria, che i fatti han pro vato in quel campo del tutto inefficace. Antesignano in tale moder no atteggiamento, ammorbidi to nella tattica e illuminato dal la conoscenza e dalla carità, fu fra il laicato cattolico il grande islamista francese Louis Massignon: e quanto cammino le sue idee abbian fatto anche in campo ecclesiastico, lo mo stra il recente libro di un suo discepolo italiano, il francesca no P. Basetti-Sani (Per un dialogo cristiano – musulmano, Editrice Vita e Pensiero, pp. 477, lire 5000), un’opera di dot trina, e soprattutto di buona volontà e di buona fede. Il P. Basetti-Sani è convin to, come il suo maestro e lo stesso santo Poverello di cui cinge l’umile capestro, che il Cristianesimo abbia sbagliato strada con l’Islàm, combatten dolo con apologetica acrimonia e talora con non cristiana vio lenza. Memore dell’unica origi ne « abramica » delle due fedi (anzi tre, se vi si conta il co mune ceppo del Giudaismo) egli insiste su questa comune radi ce monoteistica, attenua e smussa le punte della posizio ne anti-trinitaria dell’Islàm, sottolinea (taluno dirà anche esagera) le « aperture » del Pro feta verso la fede di Cristo. Traccia di Muhammad un ri tratto lontanissimo dalla ostile polemica medievale, e da quel lo dell’ultimo, dottissimo apo logeta cattolico contro l’Islàm, che fu ancor nel nostro seco lo il Padre Lammens. Persegue infine la corrente « cristiana » della mistica islamica, culmi nante nel sufi, martire al-Hallàg. Qui la grande figura del Massignon traspare sempre sul lo sfondo, con la sua alta dot trina di orientalista e la sua passione di uomo di fede; ma non meno presente essa appare anche nella seconda parte del libro, dedicata all’atteggiamen to di san Francesco nei riguar di dell’Islàm, sullo sfondo del le Crociate; il Poverello non condivise il « Dio lo vuole » che spinse al tentato recupero della terra di Gesù con la for za e col sangue: andò egli stes so laggiù, in uno dei più deli cati momenti dei bisecolare duello cristiano-musulmano, per proporre come alternativa alla sorte delle armi l’appello iner me della carità e dell’amore; predicò invano, è vero, nella presenza superba del Soldano, che del resto, toccato forse dal magnanimo spirito di sacrifizio del « monaco » (come lo chiama l’unica fonte musulmana in cui si è ritrovato un cenno al l’episodio), lo rispettò, lo onorò e rimandò con donativi regali. Tutta questa è storia che poggia su testimonianze concre te. Dalla storia alla metastoria, ci si solleva invece con Massi gnon e il suo discepolo italiano quando nella cristofania della Verna e nelle stimmate si cre de scorgere un nesso, una in tenzione soprannaturale e una applicazione francescana nei ri guardi dell’Islàm, che si rifiu tava di riconoscere la divinità di Cristo. Tutta questa parte finale può essere letta anche da un cristiano con animo analogo a quello che ebbe a Damiata il Malik al-Kamil : ri spetto, e magari ammirazione per così alto volo spirituale, ma non convinzione né consenso. Come Asin Palacios vide Dan te tutto impregnato e si direb be ossessionato di escatologia musulmana, così P. Basetti-Sa ni e il suo maestro dilatano la parte momentanea che pur ebbe il mondo dell’Islàm nel l’animo di san Francesco; esso assurgerebbe a una preoccupa zione centrale e fondamentale, quale noi crediamo che in real tà egli non ebbe, preso in pri mo luogo dai problemi della sua fede, della sua Chiesa, del suo Ordine, per cui visse e morì. Se qualcuno poi ci doman dasse chi e che cosa viene in contro a tanta cristiana carità e simpatia dall’altra parte, dal la parte del moderno Islàm, do vremo con franchezza ricono scere che un analogo atteggia mento verso il Cristianesimo è ancora assai più tenue, e di remmo aurorale, laggiù. Il fa moso libretto dell’egiziano Kamil Husein La città iniqua, se rena e reverente interpretazio ne extra-dogmatica della figu ra di Gesù, è rimasto una vo ce isolata. Che questo « dialo go » aperto ora dal nostro fra ticello possa trovare adeguata risposta. Letto 1125 volte. Nessun commentoNo comments yet. RSS feed for comments on this post. Sorry, the comment form is closed at this time. | ![]() | ||||||||||