STORIA: Il Presepe, memoria laica
31 Dicembre 2012
di Costanza Caredio
Rinunciare al Presepe è un errore laico. S.Francesco rappresentò l’evento della nascita di Gesù a beneficio del popolo e riprodusse in immagini la società e il significato del cambiamento che provocò.
Il Presepe mostra aspetti della Palestina e le sue divinità ormai decadute, la povertà delle classi inferiori, artigiani compresi; Giuseppe è un falegname, ma abita una capanna e non una casa; il bue è l’antico Toro; su di esso aveva dominato Europa, la Grande Madre, guidandolo nel Mediterraneo, ovvero spostando il suo potere e la forza bruta là dove era necessario. La nuova Grande Madre, Maria, è diversa: si oppone umile e devota alla crudele dea punica Tanit, che sacrifica i propri figli. Maria sarà pegno di amore e di cure per la famiglia monogamica, in contrasto con la grande tribù asiatica dove un solo capo governava, moltiplicando mogli, figli e greggi. L’Asino era stato una divinità imprevedibile e lasciva; temuto in Egitto come vendicativo, indicato in Grecia come ubriacone e lussurioso, ora giace accanto alla mangiatoia pacificato: significa il rifiuto dell’accoppiamento casuale, a vantaggio della famiglia, centro di benessere. Nel cielo la stella cadente segnala la fine del dominio degli Astri, tipico dell’Oriente, dove le popolazioni si spostano continuamente tra il deserto della terra e l’animazione e la bellezza del cielo stellato. Dopo la Natività il firmamento sarà un libro aperto per lo studio dell’universo. Angeli festanti si muovono nello spazio, collegando all’uomo il Dio Padre: tutti belli, buoni e innocenti; più cauti erano stati i Pagani: Hermes è una divinità ambigua e l’ispirazione “divina” non è sempre la migliore.
Il Presepe offre l’immagine del Vecchio Mondo da superare -non distruggere, da rendere relativo e discutibile – non criminale o demoniaco. Il Presepe testimonia anche la nostra vocazione di Latini: illustrare e rendere chiara e accessibile la trasmissione delle conoscenze e degli avvenimenti, cosicché sia alla portata di tutti, e non ristretta in una scuola di pensiero o di scrittura. I personaggi sono presentati nella loro forma naturale, benevola e felice, contro chi utilizzava l’iconoclastìa come arma di dominio.
Letto 1824 volte.