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STORIA: L’Università di Gerusalemme

4 Luglio 2012

di Costanza Caredio

Nel giugno 2008 ricevetti dall’Università di Gerusalemme l’invito a presentare due argomenti da svolgere in occasione del 15 ° Congresso di Studi sull’Ebraismo in programma nel 2009. Proposi una riflessione su un passo in nota del testo di De Felice: Storia degli Ebrei in Italia. Esso si riferisce alle frontiere italiane aperte agli Ebrei profughi dall’est,  dall’inizio degli anni ’20 fino al ’40 a guerra già in corso. L’occasione per approfondire questo passo,  fu la conoscenza di Ebrei che avevano abbandonato negli anni ’30 la regione di Leopoli ed erano riusciti,  dopo un breve soggiorno in Italia,  a raggiungere il Brasile.
Per sapere se si trattava di un caso isolato,  scrissi a varie comunità italiane, ma non ebbi risposta; poi al mensile Shalom al quale ero abbonata da sempre,  per avere spazio sulla pagina dei lettori, ma la mail fu respinta. Sottoposi comunque la mia traccia all’Università,  con la testimonianza in mio possesso,  ebbi l’approvazione e la comunicazione ebbe luogo l’anno seguente, il 5-8-09 con il titolo “the Italian racial laws”.
Da allora ho cercato senza risultato di ottenere da quella università, informazioni sulla pubblicazione degli interventi, come è prassi , ma non ho più avuto alcuna risposta né contatti di alcun genere. Questo mi ha fatto concludere, con rammarico, che la documentazione e quindi il giudizio su eventi storici , non sia condotta sempre con l’obiettività e la completezza dovuta da una università prestigiosa.
Perché ritengo quella comunicazione e quella direzione di ricerca importanti? Perché il governo italiano aveva interesse ad inserirsi nella zona del Medio Oriente e adoperarsi per uno Stato ebraico in buoni rapporti con il nostro paese. Ma questa politica era in evidente conflitto con gli interessi della Gran Bretagna: si trattava dunque di questioni non razziali, ma politico-militari.
Porre attenzione a questi fatti metterebbe anche in una luce più equilibrata il comportamento delle Comunità nel Ventennio, di piena lealtà e appoggio , finché fu possibile, al Regine Fascista, ma oggi bersagliate da critiche fuori luogo.
L’Ebraismo attuale, o almeno quello visibile e ostentato sui Mass Media, appare gestito da personaggi estranei, che non hanno nulla a che vedere con la tradizione italiana,  in particolare quella che appoggiò il nostro Risorgimento e che fornì personalità di grande valore alla cultura laica e positivista dell’8-900.
Essi non sembrano perciò all’altezza di fornire giudizi storici convincenti sul passato comune.


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Bart