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La scampanata, il romanzo di Bartolomeo Di Monaco trasformato in testo teatrale, qui per chi volesse rappresentarlo.

STORIA: I MAESTRI: Nuova luce sulla strage di San Bartolomeo

22 Febbraio 2011

di Roberto Gervaso

La riforma luterana trionfò in Germania e in Scandi ­navia. Quella calvinista attec ­chì in Svizzera, in Inghilter ­ra, in Olanda, e gettò semi fecondi sul suolo francese. Qui, i suoi seguaci, chiamati Ugonotti, dapprincipio non ebbero vita facile, anche se l’ebbero più facile che negli altri paesi cattolici. Poi entra ­rono nel sistema, occupando ­vi posti chiave. Il clero gli di ­chiarò guerra, ma non riuscì a estirparli. Enrico II ne con ­segnò parecchi al boia. Il fi ­glio e successore Francesco II non campò abbastanza per fare altrettanto. La moglie Caterina de’ Medici li stru ­mentalizzò contrapponendoli agli ultracattolici Guisa. Il secondogenito Carlo IX li pro ­tesse apertamente.

Malaticcio, pavido, tenten ­none, infingardo, per quasi tutto il suo regno, Carlo si sentì più ugonotto che catto ­lico sebbene, in realtà, fosse un agnostico o, forse, nemme ­no questo. Si circondò di con ­siglieri calvinisti, si scelse co ­me Mentore il capo indiscusso degli ugonotti, ammiraglio Co ­ligny, si prese per amante Ma ­ria Touchet, anche lei ugo ­notta. Sotto di lui i protestan ­ti acquistarono influenza e prestigio, ottennero, a corte e fuori, alti gradi e importanti cariche. Il loro potere comin ­ciò a scemare quando i Gui ­sa da una parte, Caterina dal ­l’altra, temendo di perdere il proprio, si coalizzarono per scalzarli dalle posizioni su cui tanto faticosamente s’erano attestati.

Fu lo stesso Coligny a offri ­re il fianco a quest’offensiva proponendo al re, che lo chia ­mava mon pére, un’alleanza col protestante Guglielmo d’Orange contro Filippo II re di Spagna. Carlo, completamen ­to succubo dell’ammiraglio, ac ­cettò di scendere in armi con ­tro il cognato. La madre al ­lora l’accusò (mai accusa fu più fondata) d’essere lo zim ­bello dell’ammiraglio. Il pove ­ro sovrano, nelle cui vene fer ­mentava il sangue marcio del ­l’avo Francesco, si difese ma ­le, tentò di scagionarsi ma, al ­la fine, chiese perdono e giu ­rò a Caterina che non avreb ­be mai fatto lega coi prote ­stanti. Dalle sue labbra non uscì una sola parola contro Coligny.

Il voltafaccia del re fu un duro colpo per gli ugonotti. L’ammiraglio, che non se l’a ­spettava, cominciò a impen ­sierirsi. Il matrimonio del ­l’ugonotto Enrico di Navarra con Margherita di Valois, sorella di Carlo, sembrò, lì per lì, risollevare le sorti del ­la causa protestante. Ma non fu che un’illusione. Il paterac ­chio, dettato più da ragion di Stato che di cuore, fu preso come un’offesa dai parigini, che vedevano in Enrico il campione dell’eresia, e come una sfida dai soliti Guisa, che perdevano così ogni speranza di cingere la corona di Fran ­cia che i Valois, con un piede ormai nella fossa, s’accingeva ­no a deporre. La stessa Cate ­rina, che di quelle nozze era stata l’artefice e la regista, si sgomentò. Una volta sul tro ­no, Enrico, per il quale Parigi non valeva ancora una messa, avrebbe fatto della Francia un paese protestante.

Ma tornare indietro era im ­possibile. Possibile era invece limitare i danni di quell’im ­provvida unione dichiarando apertamente guerra agli ugo ­notti. La prima vittima, col ­pita all’insaputa del re, fu il Coligny. Il 22 agosto 1572, l’ammiraglio fu fatto segno a due archibugiate, che gli stac ­carono di netto un dito della mano sinistra e gli spappola ­rono il braccio fino al gomito. Informato dell’attentato, Car ­lo mandò subito all’amico il suo medico personale, poi, con la madre, che di quel com ­plotto era l’anima, andò a fargli visita. Il giorno dopo, il Consiglio della corona si riu ­nì per far luce sul ferimento: i colpi erano partiti dalla fine ­stra d’un palazzo appartenen ­te ai Guisa. Improvvisamente si sparse la voce che gli ugo ­notti, assetati di vendetta, sta ­vano meditando una rivolta in grande stile. Non era vero, o era vero solo in parte. I cor ­religionari dell’ammiraglio avevano minacciato di farsi giustizia da sé qualora il re non avesse punito gli atten ­tatori, ma non si sognavano di rovesciare la monarchia. Fu la perfida e astuta Caterina ad attribuire loro questo dise ­gno. La manovra riuscì. Il re cascò nella trappola e quando la madre gli disse che trenta ­mila protestanti stavano per spodestarlo e imprigionarlo, sebbene a malincuore, aderì alla sua richiesta d’uccidere Coligny: « Avete deciso d’am ­mazzare l’ammiraglio. Sta bene, ma allora dovete ammaz ­zare tutti gli ugonotti di Fran ­cia affinché nessuno possa rimproverarmi quest’assassi ­nio ».

Fu il segnale e l’avallo d’uno dei più spaventosi macelli di tutti i tempi. Lo storico Hen ­ry Noguères l’ha splendida ­mente rievocato in un libro (La notte di San Bartolomeo: 24 agosto 1572, Sugar, pp. 237, L. 2000), che raccomandiamo per la vivacità dello stile, la felice ricostruzione dei fatti e degli antefatti, la rigorosa do ­cumentazione. Nelle ultime pagine l’autore tenta un « im ­possibile » bilancio dei morti. Quanti furono? Chi dice seimilacentottantotto, chi quindicimilacentotrentotto, chi ad ­dirittura centomila. « La stes ­sa diversità di queste cifre â— nota Noguères â— dispensa dall’avanzarne una… ed è lecito chiedersi in verità su che cosa si fondino certi storici quando, dopo aver confron ­tato queste valutazioni con ­traddittorie, concludono sug ­gerendone a loro volta una e definendola ‘ ragionevole ‘ o ‘ verosimile ‘ ».

Davanti al tribunale della storia poco conta il numero delle vittime di quell’orrendo bagno di sangue. Fu la sua premeditata efferatezza, il suo falso e odioso alibi religioso, che tentò di gabellare per cro ­ciata un vero e proprio geno ­cidio, a bollare d’infamia gli ultimi Valois. Caterina, che invocò il massacro, non fu meno colpevole di Carlo, che lo legittimò; i Guisa, che lo guidarono, non ripugnano me ­no dell’ambasciatore spagnolo che, avuta notizia della stra ­ge, esclamò « Dio sia lodato » o del Papa che fece suonare a festa le campane dell’Urbe.

La notte di San Bartolo ­meo non fu solo una mostruo ­sità. Fu un madornale errore politico. Da quell’ecatombe in ­fatti gli ugonotti uscirono de ­cimati ma più forti di prima.


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A chi dovesse inviarmi propri libri, non ne assicuro la lettura e la recensione, anche per mancanza di tempo. Così pure vi prego di non invitarmi a convegni o presentazioni di libri. Ho problemi di sordità. Chiedo scusa.
Bart