STORIA: Placidia e il retore Pelagio
21 Gennaio 2012
di Costanza Caredio
Nell’ultima parte del IV secolo d.C. era successo di tutto nel vecchio impero: l’ascesa di generali barbari nell’esercito romano, il disastro di Adrianopoli (Tracia 378), dove i Visigoti massacrarono le legioni e uccisero l’imperatore Valente; poi tentarono di impadronirsi di Costantinopoli (Gaina, 400 d.C.), ma la popolazione li ricacciò nella cattedrale, dando poi fuoco all’edificio. Il problema era dunque come padroneggiare le truppe ausiliarie, i loro comandanti e i loro popoli.
Galla Placidia era figlia dell’imperatore Teodosio e sorella di Onorio, che governava da Ravenna la parte occidentale dell’impero. Accadde che a Roma, nel 419 due candidati si disputassero la carica di pontefice: fu allora che Placidia scrisse tre lettere, che ci sono state tramandate (Storoni Mazzolani) ai vescovi africani, ordinando ai Venerabili di sostenere a Roma la candidatura del papa avversario di Pelagio. La controversia era sulla necessità della Grazia, amministrata dalla Chiesa, per ottenere la salvezza. Per contro il retore britannico Pelagio, era paladino del Libero Arbitrio.
Fu allora formulata quella dottrina del Peccato Originale trasmesso da Adamo ed Eva, che ci ha accompagnato fino ad oggi, e che doveva sembrare stravagante già allora.
Perché dunque Galla Placidia, donna colta, figlia e sorella di imperatori, capace di manovrare le schiere dei Goti dei quali aveva sposato un capo (Ataulfo) e che da vedova gestiva l’impero, impose la propria volontà ai vescovi africani chiamandoli a scomunicare Pelagio e i suoi seguaci? Che significato aveva dunque la Grazia – termine giuridico utilizzato nei tribunali romani?
L’azione di Placidia e dei vescovi acquista però senso se ricondotta al problema, attuale allora come ora, dell’immigrazione incontrollata. Nel 212 d.C. Caracalla aveva concesso la cittadinanza a tutti gli abitanti dell’impero. All’inizio del V secolo questo non è più possibile perché l’impero è sommerso dall’immigrazione dal nord. La Chiesa, dunque, con il suo apparato capillare di vescovi e sacerdoti, è chiamata ad educare e filtrare i nuovi arrivati. Essa amministra la Grazia, cioè l’accesso al mondo civile. Saranno poi i suoi intellettuali e retori e monaci, ad adattare una letteratura ad uso dei semplici.
Un rito suggestivo, un cursus honorum sacramentale per una cittadinanza che andava guadagnata.
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