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TEATRO: I MAESTRI: Henry Becque. Piaceva a Léautaud

12 Aprile 2013

di Giorgio Zampa
[da “La fiera letteraria”, numero 36, giovedì, 5 settembre 1968]

HENRY BECQUE
Teatro e polemiche
Bulzoni, due volumi di 666 pagine
complessive, lire 8000.

« Era uno degli ultimi anni della sua vita. Un pomeriggio d’estate pas ­savo per il quar Malaquais, un omni ­bus sbocca da rue Saints-Pères per in ­filare il ponte. Sulla piattaforma, dalla parte in cui mi trovavo, Henry Bec ­que stava in piedi, una mano sulla rin ­ghiera, e guardava il paesaggio. Lo ri ­vedo come fosse ieri: robusto, il viso appena acceso, baffi a spazzola, occhi vivissimi, un piccolo faux col, cilindro con falde piatte, in bocca l’eterno sigaro. Se è vero che ogni razza ha un suo volto e che una fisionomia france ­se possiede qualcosa che appartiene solo ad essa, il viso di Becque era per eccellenza un viso francese. Immagino che Beaumarchais, a lui tanto affine, avesse la stessa aria disinvolta, fran ­ca, coraggiosa, da resistente: quegli oc ­chi penetranti, vividi, spirituali, quel ­la bocca sarcastica, da cui le parole sembravano sempre pronte a uscire. Ogni volta che leggo il nome di Bec ­que, lo rivedo come l’ho descritto, e tutto quello che so di lui, dell’uomo e dello scrittore, della sua morte misera ­bile, mi torna alla mente. Quello era un autore drammatico; tra me e me, quante volte non l’ho contrapposto a tutti i nostri pasticceri letterari, non fosse altro per il metodo di lavoro. Co ­me dubitare della bontà di tale meto ­do, una volta considerate le opere che ha prodotto, così forti, semplici, so ­brie, vere. »

Quando Paul Léautaud scriveva queste righe, nel 1914, Becque era morto da quindici anni. I critici non la pensavano allo stesso modo; ancora oggi in Francia e altrove, in storie mo ­numentali del teatro o della letteratu ­ra, come in manuali per concorsi, i professori sono lontani dall’assegnare all’autore dei Corvi il posto che gli compete. Qualcuno può anche affer ­mare che il teatro moderno comincia con la prima dei Corbeaux, il 14 set ­tembre del 1882: ma quando si prova a motivare, fa cascare le braccia. Biascicature sul verismo, sul naturalismo, sulla reazione alla triade del Secondo Impero (Augier, Dumas, Sardou); rife ­rimenti alla sua posizione di isolato, in una società che cercava, nei suoi antri rossi e oro, celebratori e adulato ­ri; richiami sfocati all’influenza eserci ­tata. La maggior parte, rilevò Croce, « continua a parlare dell’opera di Bec ­que a denti stretti, riconoscendole la grafica esattezza delle rappresenta ­zioni (la pièce bien faite), ma negan ­dole fantasia e battendo sull’odio che la ispira, sul pessimismo che tutta la domina ». Persino un uomo dell’istinto e dell’intelletto di Alfred Kerr, nell’a ­nalisi dei Corvi fatta nel 1903, commi ­se errori che solo per indulgenza pos ­sono dirsi costernanti.

« Je passe pour un homme brutal, amer, affreux », scrisse Becque di sé: quello che nel giro chiamano l’antipa ­tico. Come disse un celebre poeta, una volta, a persona che pure stimava e considerava amica: « Cosa vuoi, riesci antipatico a tutti ». Voleva fargli capi ­re la inopportunità di aspirare a un certo ufficio, dimenticando prove in ­dubbiamente curiose, che l’inviso pro ­prio a lui (e solo a lui) aveva dato del ­le sue capacità. Di colpo, riuscì a vani ­ficare dodici anni di attesa, funestati da frustrazioni e umiliazioni: che altro poteva ottenere un antipatico di quel ­la specie. I Souvenirs di Becque bruli ­cano, come si dice, di simili episodi.

Singolare è il fatto che il Paese in cui l’autore della Navette ebbe miglio ­ri accoglienze di pubblico e di critica fu l’Italia. I Corvi vennero rappresen ­tati al Manzoni di Milano nel dicem ­bre del 1891,

Da Capuana, che scrisse su Becque nel 1890, ai critici che seguirono via via prime e riprese, fino al bel saggio del compianto Antonio Giuriolo, com ­posto nel 1940-41 e a quello pubblicato da Croce, sui « Quaderni di Critica », nel 1949, probabilmente destinato a ri ­manere insuperato, Becque ha avuto da noi un’attenzione e un rispetto non inferiori, forse, a quelli del Paese d’o ­rigine; valgono, a conferma, i due vo ­lumi di recente apparsi presso l’edito ­re Bulzoni di Roma, a cura di Adriano Magli, che comprendono un’ampia scelta del teatro, degli scritti autobio ­grafici, delle cronache, delle polemi ­che, dei saggi. In una lunga introduzio ­ne, il curatore pone le premesse per l’inquadramento di un’opera che nella sua trasparenza e apparente sempli ­cità può arrivare ai limiti dell’indeci ­frabile; utilissime le note ai singoli la ­vori e prezioso il florilegio delle prose, oggi irreperibili in originale. (Unica lacuna, ma sensibile, il saggio, fonda- mentale in ogni senso, su Amleto). Non per nulla Croce, richiamandosi soprattutto a questo Amleto, affianca ai nomi di Baudelaire e di Flaubert quello di Becque; tre artisti con un’in ­telligenza della natura dell’arte che li innalzò alla dignità della « migliore filosofia ».

Come nessuno, Croce ha saputo in ­dicare che cosa c’è dietro la durezza, l’impassibilità, il cinismo di un autore che si definiva « uno spettatore, un pittore, un raffiguratore che deve preoccuparsi soltanto di far trascorre ­re uno specchio sopra l’Umanità »; ha colto dietro la trama di frasi quotidia ­ne, banali, sciocche, spietate, volgari, tutte egualmente logore, incapaci di contenere e restituire la complessità della vita, il brulichìo vano, disperato degli istinti e dei sentimenti che non arrivano a individuarsi, e si confondo ­no gli uni negli altri, contaminando la pietà con l’abiezione, il bisogno di da ­re o ricevere affetto con l’avidità ma ­teriale, la purezza con la menzogna dei sensi. Che importanza ha, se que ­sto è il campo di osservazione dello scrittore, la così detta azione? Becque amava le commedie ben fatte, che do ­vevano possedere, oltre quello dell’a ­zione, i requisiti dei caratteri e dello stile. Si considerava, ed era, un uomo di teatro nel senso pieno dell’espres ­sione : « Sono stato un inventore, mio caro… ho parlato la lingua degli ante ­nati », scriveva al critico Sarcey, im ­plicitamente richiamando Molière.

 


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1 commento

  1. Commento by discount loius vuitton handbags — 29 Luglio 2013 @ 05:23

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