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La scampanata, il romanzo di Bartolomeo Di Monaco trasformato in testo teatrale, qui per chi volesse rappresentarlo.

TEATRO: I MAESTRI: Witkiewicz: Il pazzo disperato

28 Ottobre 2009

di Gustavo Herling
(dal “Corriere della Sera”, giovedì 15 gennaio 1970]  

Nel Diario di Witold Gombrowicz, di prossima pub ­blicazione in Italia si posso ­no leggere queste osservazio ­ni su Stanislaw Ignacy Witkiewicz: « Non mi era simpa ­tico nel suo pennacchio di dandy metafisico, con la sua eterna disposizione a si ­mulare un pazzo. Mi irri ­tava. I suoi esperimenti con la forma, forse i più corag ­giosi, non mi convincevano, troppo intellettuali, incapaci di andare oltre la smorfia. Mi dicevo che gli mancava del talento. I suoi trucchi, simili a quel che fa oggi Sal ­vador Dalì, erano per il mio gusto troppo classici nel lo ­ro surrealismo ». Qualche riga dopo però, allargando il di ­scorso a tutti i tre « moschet ­tieri » dell’avanguardia polac ­ca (incluso Bruno Schulz), Gombrowicz aggiunge: «Ep ­pure formavamo una tria ­de abbastanza caratteristica. Witkiewicz: l’affermazione intenzionale delle follie del ­la « forma pura » per ven ­detta, per far sì che si com ­piano i tragici destini, un pazzo disperato. Schulz: il perdersi nella forma, un pazzo annegato. Io: la bra ­ma di arrivare attraverso la forma al mio ‘io’ e alla realtà, un pazzo in rivolta ».

Nel breve saggio dedicato a Witkiewicz l’autore di Ferdydurke ricorre a maggiori sfumature. Dal «demoni ­smo » di Witkiewicz vengono estratte « quattro mostruosa là »: il cinismo dell’intelletto, la brutalità del sesso, l’assurdo, la metafisica. «Im ­potente di fronte all’insensatezza del mondo, disperato, rivoltato, Witkiewicz porta in sé l’assurdità al punto di diventare egli stesso un as ­surdo. Sarà questa la mia vendetta umana, la mia po ­testà di uomo. In ciò Witkiewicz   si   dimostra spirito strettamente affine a Lautréamont, Jarry ed altri grandi clowns della nostra epoca ». Quanto alla metafi ­sica, « l’uomo Witkiewicz ha qualcosa del coboldo, per la sua deforme e convulsa ca ­pacità di eccitarsi di fronte all’abisso di se stesso. Il fred ­do sadismo col quale trat ­ta i prodotti della sua im ­maginazione non si attenua mai, nemmeno per un atti ­mo. La metafisica è per lui orgia, e vi si abbandona con l’accanimento di un pazzo ».

La pazzia disperata e pre ­meditata, come unica ri ­sposta all’annientamento dell’individuo da parte dell’u ­manità in cammino verso le magnifiche sorti del mondo meccanizzato e automatiz ­zato, è il tratto essenziale del « catastrofismo » profeti ­co di Witkiewicz. Nel primo dei suoi grandi romanzi Ad ­dio all’autunno (1926), che appare ora presso Mondado ­ri tradotto con cura e sensi ­bilità da Pierluigi Ruggieri (pp. 450, L. 3.500), si sente uscire il protagonista Atana ­sio Bazakbal in una battuta tipica: «Oggi la vera arte è pazzia, io credo solamente in coloro che finiscono pazzi ».

Ma è poi giusto parlare di un romanzo? E di Bazakbal come di un suo protagoni ­sta? I dubbi sono più che legittimi, anche se bisogna subito sgomberare il campo dai luoghi comuni sull’« an-ti-romanzo » e « anti-eroe », o dagli accostamenti all’Uomo senza qualità di Musil, che stanno accompagnando con brio Addio all’autunno in Italia. Il fatto è che Wit ­kiewicz, come si conviene al clown metafisico nell’atto di simulare la demenza (ma non la disperazione), si bef ­fa di tutto e di tutti: perfi ­no di se stesso, che in un lu ­cido e voluto raptus raccon ­ta le follie del sesso, della droga e della storia, serven ­dosi di pupazzi grotteschi come Bazakbal e di una spe ­cie di gigantesco fumetto chiamato romanzo, con asso ­luta e ostentata noncuranza per qualsiasi regola o anti-regola del genere da lui tan ­to disprezzato in quanto for ­ma d’arte, da permettergli di cavarsela con sbrigative « informazioni » in corpo pic ­colo sull’andamento delle co ­se, ogniqualvolta l’intreccio non riesce a tener il passo alle prolisse discussioni e di ­vagazioni, ai lunghi sprolo ­qui e sfoghi feroci, insom ­ma allo spadroneggiante «con ­tenuto filosofico ».

Ne risulta un teatrum mundi da baraccone, impa ­rentato con la sua miglio ­re commedia I calzolai e af ­follato di marionette, dove nel gran trambusto dei superamplessi, dei duelli, del ­le rivoluzioni e della cocai ­na la principale corda che vibra è quella della ricerca di un « brivido metafisico », di un « sentimento metafisi ­co della stranezza dell’esi ­stenza », cioè dell’irrepetibile mistero dell’uomo minaccia ­to di esser inghiottito dalla « socialità ».

Sullo sfondo di un irreale paese del futuro, nel quale si riconoscono comunque chiari riferimenti alla Polo ­nia degli anni venti, si com ­pie la terza e definitiva ri ­voluzione dei « livellatori » (comunisti). Bazakbal tenta di inserirvisi, poi fugge in montagna e senza riuscirci cerca di darsi la morte, in ­fine attraversa la frontiera ma illuminato da uno strano «messaggio » torna sui suoi passi e viene fucilato dalle guardie di confine. Come non pensare a Witkiewicz stesso, suicida il 17 settembre 1939, il giorno dell’entrata dell’e ­sercito sovietico in Polonia secondo gli accordi presi con la Germania di Hitler? E co ­me, nella descrizione della vi ­ta dopo la rivoluzione vitto ­riosa dei « livellatori », non scorgere l’ombra delle espe ­rienze personali dell’autore di Addio all’ autunno, di quando, nel 1917, era stato eletto commissario politico dai soldati rivoltosi di un reggimento zarista? Si sten ­ta quasi a credere che chi ha immaginato queste-pagine non abbia letto né Noi di Zamiatin né 1984 di Orwell.

Adesso, dopo la temeraria e riuscita impresa del Rug ­gieri, non è più eccessiva la speranza di veder tradotto pure il secondo grande ro ­manzo di Witkiewicz Insa ­ziabilità (scritto nel 1927 ma pubblicato nel 1930). Il let ­tore italiano si troverà allo ­ra di fronte alla Cina comu ­nista che conquista la Rus ­sia rinunciataria del comuni ­smo e l’Europa comunista, usando tra l’altro l’arma se ­greta della pillola Murti-Bing, capace di produrre nel ­l’individuo il senso della bea ­ta armonia con l’universo e di liberarlo dall’ansietà me ­tafisica. Insediato il Nuovo Ordine, i personaggi di In ­saziabilità sono liberissimi di continuare le loro occu ­pazioni innocue di « ex-uomi ­ni » sotto gli auspici del Mi ­nistero della Meccanizzazio ­ne della Cultura.


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1 commento

  1. Commento by giovanni micozzi — 5 Maggio 2012 @ 12:41

    di     “Addio all’Autunno”     avevo letto solo un lungo brano tempo fa, in un’antologia di narratori polacchi tradotti in tedesco(l’episodio che va dall’incontro con l’orsa   fino alla fucilazione del protagonista sotto l’effetto della cocaina).   Nonostante la mia imperfetta conoscenza del tedesco, e anche senza conoscere l’autore, mi sono accorto subito che si trattava di un capolavoro. Se (come credo) il resto del romanzo è allo stesso livello, è un libro da leggere assolutamente. Me lo procurerò appena possibile

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