Trasparenza, lo dice Mario Calabresi, ma non per tutti22 Settembre 2012 L’articolo è di stamani, e lo potete leggere qui. Considero Mario Calabresi, direttore de La Stampa (a parte la dolorosa vicenda del padre Luigi assassinato da un commando terroristico), un giornalista “morbidone†(senza alcuna offesa, ovviamente), come lo sono del resto i direttori delle testate che vanno per la maggiore, in particolare la Repubblica e il Corriere della Sera. Essi, ahimé, non possono essere diversi da come sono, giacché la scelta operata dalle varie proprietà di testata si basa, oltre che sulle loro indiscusse qualità professionali, anche sulla disponibilità ad assecondare i loro “suggerimentiâ€. Salvo che non siano richiesti loro degli stravolgimenti innaturali, questi direttori mostrano quella malleabilità necessaria a mantenerli al loro posto, anche per molti anni. La coerenza e la resistenza coriacea ai tentavi di abbatterla richiede una personalità non comune, simile a quella dei martiri. Non tutti riescono a difenderla, e molti cercano di barattarla con qualche compromesso accettabile e di non troppo scandalo. Per sopravvivere, e magari continuare a spargere un po’ del proprio seme. Chi sa che non germogli lo stesso, sia pure in mezzo ad un terreno sassoso e poco fertile. L’articolo di Mario Calabresi conferma, a mio avviso, questo tipo di assunto. “Gli scandali delle ultime settimane e, in particolare, quest’ultimo della Regione Lazio, sbriciolano queste certezze, mostrandoci come federalismo, giovani e preferenze non garantiscano di per sé alcuna redenzione del sistema se non preceduti da una riforma dei meccanismi della politica che metta al centro la trasparenza e il principio di responsabilità .†Dove sta l’inghippo? Sta proprio nella richiesta che Calabresi rivolge alla politica, invocando per essa  “la trasparenza e il principio di responsabilità .†La domanda a Calabresi nasce spontanea:  È rientrato per caso da una qualche lunga vacanza all’estero? Perché solo se le cose stanno così, ho un buon motivo per giustificarlo. Altrimenti devo rivolgergli un’altra domanda, questa volta “scottanteâ€:  Perché non ha scritto un articolo (se lo ha fatto, non me ne sono accorto, e chiedo venia) esigendo anche da Napolitano trasparenza e responsabilità , in merito alle note telefonate intrattenute con Nicola Mancino? Non ci si nasconda dietro la motivazione che Napolitano ha promosso ricorso alla Consulta per salvaguardare le prerogative costituzionali della sua carica. Non vi è dubbio che la più alta istituzione dello Stato è circondata da sospetti, illazioni e dubbi che ne minano la credibilità e l’autorevolezza. E tuttavia nessuna esigenza di trasparenza (che può essere solo sollecita, altrimenti non sanerà mai i danni provocati nel frattempo) è stata avvertita dal capo dello Stato, il quale si aspetta dalla Consulta la decisione che i nastri che lo riguardano siano distrutti affinché il loro contenuto non arrivi ai cittadini, i veri ed unici detentori della sovranità , e quindi soggetti a cui, salvo che nei casi del segreto di Stato, non può mai essere nascosta la verità . Sta obbedendo a questo principio di rispetto della sovranità del popolo, Napolitano? Come cittadino interessato alla verità , ne dubito. Credo che per il contenuto “scottante†(la definizione è del senatore Luigi Li Gotti) Napolitano stia combattendo una battaglia di retroguardia proprio a danno della verità , a danno dei cittadini che è stato chiamato a rappresentare, e ai principi di trasparenza e di responsabilità . Teme forse Calabresi di fare il passo più lungo della gamba se scrivesse della trave che sta conficcata nella nostra istituzione più autorevole e prestigiosa? A corredo di quanto sopra, leggete quest’altra perla. Le parole sono nientemeno che di Giorgio Napolitano. Il titolo dell’articolo pare uno sfottò: “Napolitano: l’Italia deve mantenere un’alta affidabilità istituzionale”. Letto 1076 volte.  Nessun commentoNo comments yet. RSS feed for comments on this post. Sorry, the comment form is closed at this time. | ![]() | ||||||||||