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Un loden sul Colle

11 Dicembre 2012

Non so che cosa farà Monti, in questi giorni il più nominato dalla politica. Molti vorrebbero che seguisse i loro consigli, invece, un po’ deludendoli, si mantiene per il momento assai abbottonato.
Ma io voglio azzardare una previsione, che mi pare stia nei fatti. È questa: Bersani sarà il prossimo presidente del consiglio e Monti sarà scelto a grande maggioranza dal parlamento per salire al Colle.

Ieri ascoltando a Porta a Porta Angelino Alfano mi sono fatta l’idea che pure lui la pensa in buona sostanza come Bersani. In realtà Bersani è stato più deciso nel consigliare a Monti di non schierarsi, ma anche Alfano, dopo aver ricordato che alla massima carica istituzionale sono stati mandati anche uomini politici attivi e schierati, non ha detto un no a Monti. Anzi, m’è parso di capire che lo gradirebbe fuori dalla contesa elettorale, come chiede il suo avversario e favorito Bersani. Mannheimer ha rilevato dai suoi sondaggi che se Monti decidesse di accettare la contesa elettorale sottrarrebbe più voti al Pd che al Pdl, ma comunque è certo che un danno ne deriverebbe ad entrambi.

Parrebbe, dunque, che un loden che occupi il suo posto sull’attaccapanni del quirinale sia assicurato, e Monti, nei prossimi giorni, terminata l’esperienza di governo, potrebbe sedersi insieme con la sua gentile consorte davanti al televisore e godersi qualche buon film stando in vestaglia e pantofole, in attesa della chiamata da parte del nuovo parlamento per consacrarlo quale successore di Napolitano.

Mi si dice: Monti potrebbe essere costretto a servire i poteri che lo hanno voluto al governo ricoprendo di nuovo la presidenza del consiglio.
Però ci sono vari ma. Il primo dei quali è costituito dalla legittima pretesa di Pierluigi Bersani di prendersi lui il timone della governabilità. Fra l’altro la sua ascesa segnerebbe il primato storico della prima volta che un ex comunista è eletto alla presidenza del consiglio direttamente dagli elettori. Difficile sfuggire, perciò, ad una lusinga di tale portata. Il secondo è che Bersani si è battuto per ottenerla e certamente non   intende regalarla a nessuno.

Dunque il suo interesse è perseguire la vittoria, che sarà meglio assicurata con un Monti fuori dalla mischia, e magari con una bisbigliata promessa del premio quirinalizio. Il Pdl non sprizzerà certo dalla gioia di fronte ad una candidatura Monti per il posto vacante al Colle, visto che è stato proprio il Pdl a far cadere il suo governo. Ma anche per lui questa sarà la scelta meno dannosa, e dunque convergerà facilmente con il Pd. Dopodiché tutte le altre resistenze, invero risibili,  saranno praticamente neutralizzate.

Un altro ma dipende da Monti. Qualcuno sostiene che, essendo Monti al servizio del mondo della finanza nazionale e internazionale, questo mondo potrebbe esigere da lui che si spenda di nuovo con un incarico dentro il governo. E’ mai possibile che questo mondo s’illuda che Monti, schierandosi, possa vincere perfino le elezioni? No, giacché questa previsione è pura follia. Bersani ha la presidenza del consiglio in tasca e non farà l’elemosina a nessuno, anche se richiesto da Napolitano in persona.

Cosa potrebbe contare Monti, per esempio come ministro dell’economia? Qualcosa ma non abbastanza per soddisfare i desiderata del mondo finanziario. Bersani avrà alleati molto pesanti, che non gradiranno certamente la presenza di Monti nella compagine ministeriale. Vale la pena creare con Vendola un contrasto sin dall’inizio, quando la coalizione avrà altri ostacoli da superare e che a mio avviso non supererà? Vendola, probabilmente nella veste di vicepresidente del consiglio, non sarà sicuramente d’accordo che si continui l’agenda Monti né che si faccia una politica gradita all’Europa ed in specie alla Germania.
Un governo quindi che avrà, a mio avviso, i mesi contati e che brucerà molti dei suoi uomini.

Conviene tutto questo a Mario Monti? No, la sua nuova esperienza verrebbe mortificata oltre ogni misura dalla litigiosità e dalla breve durata del governo.
Ciò che il mondo della finanza vuole da Monti, è assai più semplice e conveniente ottenerlo con un Monti capo di Stato. Napolitano gli ha, in questo senso, preparato la strada, inaugurando con il suo comportamento la repubblica presidenziale non prevista dalla nostra Carta, ma realizzata nei fatti. Il nuovo capo di Stato, visti i precedenti non censurati da nessuno dei partiti maggiori, ma anzi accettati positivamente e financo osannati da illustri costituzionalisti, potrà avanzare qualche pretesa sul governo e sul parlamento e dire la sua su qualsiasi questione. Il governo saprà che opporsi al capo dello Stato significherebbe andare incontro ad una sicura Caporetto, e dunque dovrà fare buon viso a cattiva sorte.

Una tale previsione è ben presente in chi governa il mondo della finanza, e perciò punterà tutto affinché Monti salga a ricoprire la massima carica istituzionale e da quella autorevole posizione fermare o agevolare le soluzioni ad esso gradite.
Una posizione, peraltro, che non può che essere gradita al vanitoso Monti, e la cui realizzazione dipenderà proprio delle sue prossime mosse. Visto come ha governato malamente, sbagliando pressoché tutto, e leggendo in modo distorto, e a suo favore, i dati negativi rilevati da tutte le autorità di controllo nazionali ed internazionali, non ci sarebbe da stupirsi se accettasse di schierarsi in campo, illuso da un’ondata di adesioni e di consensi, che invece gli mancherebbe. Il suo non potrebbe essere altro  che un risultato perdente su tutti i fronti. Rispetto alla conquista certa di un potere assai più rilevante quale quello quirinalizio, la sua funzione di ministro dell’economia risulterebbe dannosa ed insignificante.

Se dunque sarà, non dico intelligente, ma furbo, e magari vorrà anche assecondare la sua insaziabile ambizione,  la sua strada è segnata.
In aggiunta sa già che a controllare le voglie di un centrosinistra al governo che magari vorrebbe rimodulare l’agenda Monti rinegoziando gli impegni dell’Italia, ci penserà il senatore a vita Napolitano, il quale avrà autorevole voce in capitolo non solo nell’aula senatoriale, ma anche all’interno del partito.

Per quanto mi riguarda, non ho nulla in contrario che il loden di Monti sia appeso ogni giorno all’attaccapanni del palazzo che fu una volta la sede dei Papi (meglio lui di Prodi), ma se così sarà, mi piacerà vedere se il prediletto dall’Europa riuscirà quanto meno a dimezzare i costi faraonici della istituzione che andrà a rappresentare, la quale avrebbe dovuto per prima dare l’esempio al Paese di morigeratezza, e che invece si è guardata bene dal farlo.


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Bart