Il veronicismo di Scalfari1 Settembre 2013 L’altro giorno scrivevo di Veronica Lario e di quanta responsabilità la ex moglie di Silvio Berlusconi abbia avuto nei guai che si sono moltiplicati sulle spalle del leader dei moderati. Oggi possiamo verificare che gli effetti di quella insinuazione persistono e sono utilizzati da coloro che hanno fatto della denigrazione di Berlusconi il loro scopo di vita. “La volatilità mentale è a volte un dono di natura, altre volte è una sciagura. Quando può influire sui destini di un Paese può arrecare gravi danni e questo è il caso. Resta da capire se nel caso specifico si tratti d’un elemento caratteriale o d’un sopravvenuto disturbo mentale. L’unico rimedio è di non dargli alcuna importanza.” Come il lettore può vedere, il cattivo gusto viene sparso a spanne quando si tratta di un nemico. Sottolineo: nemico, e non un avversario politico. Nella frase incontrollata di Scalfari c’è solo odio, e viene da domandarsi se nel momento in cui la scriveva non fosse lui in preda ad una qualche turbativa psichica. Frasi come queste non si scrivono, soprattutto se ci si crede dei grandi giornalisti. Ma dubito che Eugenio Scalfari lo sia. Già qualche anno fa scrissi un articolo sulla base dell’autorevole testimonianza (che poi fu confermata nello spazio dei commenti) di Pier Franco Quaglieni, direttore generale del Centro Pannunzio, secondo il quale Mario Pannunzio vicino a morire confidò che non avrebbe gradito ai suoi funerali il collega Scalfari, tanta era la disistima che nutriva nei confronti del fondatore di Repubblica, uno dei giornali le cui notizie, prima di essere riprese da altri, devono essere sottoposte ad un rigoroso controllo, tanto sono partigiane e spregiudicate. L’articolo è qui e questa è la conferma di Quaglieni: “Comment by Pier Franco Quaglieni â— 13 dicembre 2009 @ 17:46 |Modifica Sì sono proprio io che ho parlato del rapporto, o meglio del non rapporto Pannunzio / Scalfari. L’episodio di aver vietato in punto di morte che Scalfari venisse ai suoi funerali, dicendo ad un amico di provvedere in merito, non solo è raccontato nel mio libro “Liberali puri e duri – Pannunzio e la sua eredità”, ma è ammesso dallo stesso Scalfari nel suo libro “La sera andavamo in via Veneto”.” Un altro esempio di spregiudicatezza e di cattiva educazione, lo troverete qui. Ma il veronicismo che trasuda da questa infelice e dissennata frase non è d’accatto, bensì la piaga purulenta di una mente che si credette scaltra, peccando di vanità e di presunzione. Ho sempre nutrito dubbi che Veronica Lario si muovesse di sua libera volontà. L’antiberlusconismo e lo stesso odio di cui pativa il marito apparivano talmente in consonanza con lo spsirito delle sue dichiarazioni (datate tra il 2007 e il 2009) che ho sempre pensato ad una eminenza grigia che la guidasse in un’operazione da cui tanto la donna quanto il suo mentore traevano un guadagno, economico l’una in vista del divorzio, politico e devastante l’altro. Perché ricostruisco questa orribile storia? La serpe della insinuazione su di una malattia di carattere psichico, la peggiore che si possa attribuire ad un politico per devastarlo, non è morta, ma cova nell’animo di taluni, e tra questi è Scalfari, come si è visto oggi. Ad una cassazione guidata da Esposito, se vi si fosse configurato un reato (e non c’è), il collegamento sarebbe stato più che sufficiente per emettere una condanna definitiva sulla base del solo “non poteva non sapere”. Ma siccome nessuno di noi vuole somigliare a Esposito e imitare la sua allegra interpretazione del diritto e di che cosa debba essere una prova, non ci sono prove al di là di ogni ragionevole dubbio in forza delle quali si possa accusare Scalfari di aver guidato la mano di Veronica. Tempo fa, al massimo lo si sarebbe potuto assolvere per insufficienza di prove. Essendo questo tipo di assoluzione scomparso dal codice, si deve riconoscere a Scalfari ciò che la legge prescrive, in assenza di prove: l’innocenza. Ciò che Esposito si è ben guardato dal fare nei confronti di Berlusconi. Letto 2212 volte. | ![]() | ||||||||||
Commento by zarina — 1 Settembre 2013 @ 19:39
E’ scientificamente provato che l’odio è come un tarlo, a lungo andare produce effetti devastanti sulla psiche di chi ne è affetto.
A berlusconi si potrà imputare tutto, tranne di provare odio per chicchessia.
Di conseguenza il cerino a chi rimane in mano?
Commento by Bartolomeo Di Monaco — 1 Settembre 2013 @ 19:47
Chi sa cosa pensa il califfo Scalfari della posizione di Luciano Violante…
Commento by zarina — 1 Settembre 2013 @ 20:36
Non riesco ancora ad interpretare la posizione di violante e per quanto riguarda il pensiero del califfo, faccio riferimento al cerino di cui sopra.
Commento by Bartolomeo Di Monaco — 2 Settembre 2013 @ 15:34
Luciano Violante vuole salire al Colle, come successore di Napolitano, e sta guadagnando qualche punto.
Oggi sul Giornale due articoli importanti: di Giancarlo Perna su Enrico Letta, e Paolo Guzzanti sulla dignità del parlamento.
Alle 18 li metterò sulla mini rassegna stampa.
Commento by zarina — 2 Settembre 2013 @ 17:28
Il sospetto su mire collinari sfruttando la situazione del cav. e assicurarsi il consenso del cdx, l’avevo avuto. Spero non sia così . Hanno occupato tutto l’occupabile, in soccorso alla ridotta schiera senatoriale hanno appena aggiunto pure i 4 cavalieri dell’apocalisse, ora basta. Ma non si vergognano neppure un po?
Comunque potrebbe non essere una strategia pesonale, ma più verosimilmente ( ammetto, sarò diventata sospettosa e maliziosa) del partito e che sia tutta una sceneggiata finalizzata proprio a non mollare la pesante poltrona per il dopo nap. Quindi si sta costruendo intorno alla figura in questione un’aurea di “neutralità” da far valere al momento oppotuno.
Il tempo svelerà gli altarini sinistri, ma pure destri.
Commento by Bartolomeo Di Monaco — 3 Settembre 2013 @ 12:43
Può essere che sia una pantomima del Pd.